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Energia troppo costosa: auto-sabotaggio per il settore automotive italiano

Il costo dell’energia frena la produzione automobilistica in Italia. Stellantis delocalizza e denuncia costi tripli rispetto alla Spagna.
Torna a tenere banco la questione della produzione automobilistica in Italia. Al di là delle parole e delle aspettative, la realtà è quella di un calo del 50% e oltre e della crisi di marchi storici come Alfa Romeo e, soprattutto Lancia. Si può invertire la tendenza? Difficile a dirsi, ma un ostacolo alla ripresa è certamente rappresentato dai costi dell’energia nel nostro Paese, tra i più alti in Europa a causa anche delle politiche scellerate adottate nei decenni passati dai Governi che si sono succeduti.
Il nodo dei costi energetici: Italia fanalino di coda in Europa
A pochi giorni dall’audizione al ministero delle Imprese e del Made in Italy dei vertici di Stellantis, emergono dettagli significativi che spiegano il drastico calo della produzione automobilistica italiana, dimezzata in pochi anni. Al centro della questione, come ha spiegato chiaramente Jean Philippe Imparato, c’è il tema energetico: «Fare una macchina in Spagna mi costa 516 euro, farla in Italia 1.414 euro per via del costo dell’energia».
I dati confermano il divario.
Nel gennaio 2025, il prezzo medio all’ingrosso dell’elettricità in Italia è stato di 143,03 €/MWh, contro i 96,69 €/MWh della Spagna. Un distacco che riflette scelte strategiche opposte: l’Italia dipende ancora per il 47% dai combustibili fossili, mentre la Spagna ha investito massicciamente nelle energie rinnovabili, abbattendo i costi e guadagnando competitività.
Delocalizzazioni e rischio declino per l’automotive italiano
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: progetti come la Grande Panda e la Smart Car vengono spostati in Serbia e Spagna, dove produrre costa meno e le condizioni sono più favorevoli. La scelta di Stellantis non è isolata, ma rappresenta un campanello d’allarme per tutto il comparto automobilistico nazionale. Il confronto con altri Paesi evidenzia un handicap competitivo strutturale per l’Italia, aggravato anche dal costo del lavoro e dall’assenza di un piano energetico coordinato.
Nel 2024, il prezzo dell’elettricità in Italia è aumentato del 44% rispetto all’anno precedente, spingendo molte aziende a ridurre o spostare la produzione all’estero. La mancanza di un’azione concreta da parte delle istituzioni rischia di compromettere in modo irreversibile l’intero settore.

La richiesta di un piano nazionale per salvare l’auto in Italia
Per scongiurare il declino, servono misure urgenti e strutturali. Tra queste: agevolazioni fiscali, investimenti nelle rinnovabili, una strategia energetica nazionale e interventi mirati per abbattere il costo dell’energia destinata all’industria. Senza una svolta, l’Italia continuerà a perdere terreno rispetto ai partner europei, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e il futuro stesso del comparto auto.
Come ricordato durante l’incontro ministeriale, il cosiddetto Piano Italia di Stellantis ha ancora margini di applicazione, ma «servono condizioni di sistema favorevoli, altrimenti la fuga delle imprese sarà inevitabile». La sfida è ormai aperta: o si interviene subito, o il Made in Italy dell’automotive rischia di restare un ricordo.
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