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Elkann lancia l’allarme: “Industria automobilistica è a rischio”

Il presidente di Stellantis, avverte sui rischi per l’industria automobilistica a causa dei dazi e delle normative europee sulle emissioni.
L’industria automobilistica occidentale sta affrontando una doppia sfida, con le politiche protezionistiche degli Stati Uniti e le rigide normative europee sulle emissioni che rischiano di compromettere la competitività globale. John Elkann, presidente di Stellantis, ha dipinto un quadro preoccupante durante l’assemblea degli azionisti, avvertendo che l’industria automobilistica è a rischio, non solo a causa dei dazi imposti da Donald Trump, ma anche per la crescente concorrenza della Cina. Le difficoltà di Stellantis sono state ulteriormente accentuate da scelte politiche che hanno messo il settore sotto pressione, portando a risultati finanziari deludenti.
Un’industria in difficoltà tra dazi e regolamenti
Elkann ha criticato aspramente le normative europee sulle emissioni di CO2, definendole un percorso irrealistico verso l’elettrificazione, scollegato dalla realtà del mercato. “I consumatori tardano a passare ai veicoli elettrici“, ha affermato il presidente di Stellantis, evidenziando anche come i governi europei abbiano ritirato bruscamente gli incentivi all’acquisto, mentre l’infrastruttura di ricarica continua a essere inadeguata.
A questo si aggiungono le politiche protezionistiche di Trump, con tariffe dolorose che minacciano la competitività dell’industria automobilistica in Europa e negli Stati Uniti. Secondo Elkann, un intervento urgente da parte dei governi di entrambe le sponde dell’Atlantico è necessario per evitare una “tragedia” che potrebbe danneggiare milioni di posti di lavoro e l’innovazione del settore.
Il 2024 di Stellantis: profitti in calo e problemi di leadership
Il 2024 non è stato un anno positivo per Stellantis, con profitti in calo del 70%, scendendo a 5,5 miliardi di euro. Elkann ha ammesso che i risultati deludenti sono in parte dovuti a scelte aziendali non soddisfacenti. La crisi è stata esacerbata dall’uscita dell’ex CEO Carlos Tavares, che ha lasciato l’azienda a causa di un disallineamento con il consiglio di amministrazione.
Da allora, il comitato esecutivo ad interim, presieduto da Elkann, ha cercato di mantenere l’azienda sulla giusta rotta, affrontando una gestione quotidiana complessa. Nonostante le difficoltà, Stellantis si è concentrata sul miglioramento delle proprie attività e sul lancio di nuovi prodotti, cercando di adattarsi al difficile contesto del mercato.

Il futuro di Stellantis: la successione di Tavares
Il futuro della leadership di Stellantis dipenderà dalla nomina del nuovo CEO, prevista per la prima metà del 2025. La lista dei candidati alla successione di Tavares si è ormai ridotta a cinque nomi, con due figure interne come il responsabile delle attività in Nord America, Antonio Filosa, e il capo degli acquisti, Maxime Picat, ma anche tre potenziali candidati esterni.
Nonostante le difficoltà, Elkann ha ribadito che Stellantis sta lavorando a stretto contatto con i propri concessionari, fornitori e sindacati, e ha adottato misure per ridurre le scorte e responsabilizzare le regioni, cercando di posizionarsi al meglio per affrontare le sfide future. E’ però evidente che Stellantis deve anche guardare in casa propria per trovare le cause delle sue difficoltà sul mercato.
Tutta una serie di scelte discutibili, fra cui in particolare l’appiattimento della maggior parte dei modelli su un unico tipo di motore, il contestatissimo Puretech 1.2 da 3 cilindri, hanno allontanato una buona fetta di clientela. I marchi italiani poi sono in particolare sofferenza: Lancia può contare solo sulla nuova Ypsilon, le cui vendite per ora non sono certo entusiasmanti, Alfa Romeo e Fiat hanno un portfolio di modelli piuttosto risicato. Grandi speranze sono riposte sulla Grande Panda: basterà per riguadagnare la fetta di mercato persa? E’ lecito dubitarne.
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