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Crisi approvvigionamenti: e se fosse un’opportunità?
La crisi degli approvvigionamenti costituisce sì un problema, ma potrebbe fornire al tempo stesso una importante lezione.
L’emergenza sanitaria ha provocato la crisi degli approvvigionamenti in tanti settori, più di quanto sia possibile immaginare. E la situazione rimarrà tale e quale a lungo. Perché l’era dell’abbondanza è tramontata, o perlomeno si è appena concessa una pausa.
Da un lato, scrive su HDmotori Christoph Erni, fondatore e CEO di Juice Technology, qualcosa di positivo. Ciò poiché permette a chiunque di capire che gli sprechi e le meschine pressioni sui prezzi appartengono al passato. La qualità torna ad avere un valore. Ormai il modo di dire “se compri a buon mercato, compri due volte” ha smesso di valere, sicché non ci sono sufficienti beni scadenti da acquistare due volte. Inoltre, la crisi degli approvvigionamenti giova all’ambiente.
Sul fronte opposto, invece, la vita diventerà ben più impegnativa. Ne pagheranno le conseguenze soprattutto i Paesi europei, che sono stati viziati per anni. Quelli in difficoltà permanente presentano una maggiore capacità di sopportare i momenti no.
Una concomitanza di cause
Per una concomitanza di cause, la crisi degli approvvigionamenti è destinata a durare per i prossimi anni in quasi ogni settore. Le merci rischiano di non essere consegnate o di non essere manco realizzate. Il disagio attiene pure ai trasporti: alcuni porti sono rimasti chiusi per mesi a causa del Coronavirus e, in quelli riaperti, è scoppiato il caos dei container.
Da mesi viaggiano meno navi data la conversione dal petrolio pesante a quello leggero, lungo le strade del Vecchio Continente mancano parecchi camionisti ucraini e la linea ferroviaria dalla Cina attraverso la nuova Via della Seta è messa a repentaglio, poiché passa vicino all’Ucraina tramite la Bielorussia.
Nel frattempo, la stessa produzione è in fase di stallo un po’ ovunque. Gli stabilimenti di chip vengono sommersi da una tempesta. Oppure non riescono ad accaparrarsi le materie prime occorrenti all’esercizio della loro regolare attività. E l’Ucraina si rivela all’improvviso il principale fornitore di beni fin qui poco considerati: gas neon (essenziale nella fabbricazione dei microchip), grano, miele, …
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