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Motori termici: potrebbero non scomparire nel 2035
A partire dal 2035 i motori termici sarebbero dovuti essere banditi, ma non è detta l’ultima: l’Unione europea ha parzialmente cambiato idea.
A Bruxelles divampano i dubbi circa il veto sui motori termici nel 2035. Nella città belga la commissione Trasporti dell’Unione Europea ha chiesto una modifica al pacchetto di provvedimenti Fit for 55. Insomma, si è pronunciata in favore di una transizione energetica che tenga conto di un mix di soluzioni tecnologiche, anziché un ritiro senza appelli dei propulsori ICE.
Il ripensamento dell’Ue
Il ripensamento dell’organismo comunitario è considerevole, rispetto anche solo a poche settimane fa. Quando la data fissata come obiettivo dall’Ue per l’adozione della mobilità 100 per cento green sembrava intoccabile. Il testo del documento, che essendo un parere dovrà affrontare una lunga trafila, corregge i valori: sempre a partire dal 2035 i veicoli di nuova immatricolazione dovrebbero sì ridurre le emissioni, ma del 90 per cento e non più del 100.
Il target è raggiungibile, a detta dei Costruttori, pure con i motori termici, alimentati coi cosiddetti e-fuel, i combustibili di nuova generazione . In tal modo, verrebbe osservato il principio della neutralità tecnologica. Detto altrimenti, verrebbe evitata l’imposizione della mobilità elettrica. Spetterebbe ai singoli marchi stabilire le diverse soluzioni da adottare sulla base dei progressi compiuti dalla ricerca.
A ogni modo, la partita è aperta. In merito, dovrà prima esprimersi la commissione Ambiente, avente voce in capitolo. Dopodiché, si passerà ai negoziati con l’intera commissione, infine si arriverà al voto plenario.
Di certo, il diktat assoluto dell’EV appare oggi ben meno stringente. Probabilmente incide la situazione internazionale creatasi nel recente periodo. Nello specifico, avrebbero spinto a una dietrofront la dipendenza dal gas russo per l’erogazione di elettricità e la consapevolezza del ruolo centrale occupato dalla Cina nel controllo delle materie prime occorrenti.
Inoltre, negli organismi europei si sta facendo largo la convinzione del bisogno di tener d’occhio le emissioni dell’intero ciclo di vita dei veicoli, dalla fabbricazione allo smaltimento, invece di limitarlo al semplice scarico.
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