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Zone a basse emissioni: il rifiuto francese fa riflettere

CO2, basse emissioni

titolo: Restrizioni alla circolazione o ingiustizia sociale? I francesi sembrano aver deciso sulle zone a basse emissioni.

Le Zone a Basse Emissioni (ZBE) in Francia stanno incontrando una resistenza massiccia. Viste come inique, discriminanti e tecnicistiche, queste zone, che limitano la circolazione dei veicoli in base all’inquinamento che producono, come la milanese Area B e C, o la Ultra Low Emission Zone di Londra, sono oggetto di dissenso diffuso.

Un recente sondaggio online promosso dalla Commissione del Senato per la pianificazione regionale e lo sviluppo sostenibile ha evidenziato la riluttanza quasi universale verso queste restrizioni. La consultazione, condotta dal 16 aprile al 14 maggio, ha avuto una partecipazione record con oltre 50.000 francesi, principalmente privati, che hanno espresso la propria opinione. L’86% dei privati e il 79% dei professionisti ha espresso un giudizio molto o abbastanza negativo sulle ZBE. Il 69% dei privati e il 60% dei professionisti si sono dichiarati totalmente contrari.

Zone di restrizione: Il vero costo dell’aria pura

Le opinioni pro-ZBE sono minoritarie, con solo il 14% dei privati e il 18% dei professionisti che ne vedono l’efficacia. Il supporto incondizionato oscilla tra il 6% e il 7%.

Le ZBE, pur essendo un metodo riconosciuto per proteggere la salute pubblica, sono percepite come una discriminazione sociale. Tali restrizioni sembrano penalizzare coloro che non possono permettersi di sostituire il proprio veicolo. Un significativo 40% dei partecipanti al sondaggio possiede un veicolo con bollino ambientale Crit’Air 3, 4 o 5, giĂ  escluse o prossime all’esclusione dalle ZBE attive a Parigi e Grenoble.

L’acquisto di un veicolo piĂą pulito non sembra una soluzione facile: il 73% degli intervistati ritiene che gli incentivi attuali non siano sufficienti per sostenere questa spesa. Il 29% lamenta una carenza di informazioni sulle opzioni disponibili. L’83% dei francesi ritiene che non ci siano alternative valide all’uso dell’auto.

Questi risultati rappresentano un dilemma cruciale per i legislatori. Come trovare il giusto equilibrio tra la tutela della salute pubblica e il rispetto del diritto di libera circolazione? Questo è il corto circuito in cui si trova la Francia oggi.


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Riproduzione riservata © - MM

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