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Transizione elettrica: previsto crollo dei fornitori
La transizione elettrica non sarà tutto rose e fiori: le realtà del sistema della fornitura rischiano di registrare un crollo del fatturato.
La transizione elettrica comporterà evidenti e inevitabili conseguenze sull’intero settore della mobilità. Ormai è chiaro fin dove intendano spingersi le Case automobilistiche, con tanti brand importanti pronti a illustrare i loro propositi di rendere la rispettiva gamma totalmente a basse o zero emissioni. Ad esempio, la Mercedes ha annunciato che, entro il 2030, commercializzerà esclusivamente vetture con alimentazione 100 per cento elettrica. O, ancora, la Nissan punterà esclusivamente su veicoli poco impattanti sull’ambiente con il programma Ambition 2030. E l’elenco potrebbe avanti ancora a lungo.
Insomma, il sentiero comune dell’automotive pare sia stato tracciato e, tolta qualche voce fuori dal coro (Toyota non vede particolarmente di buon grado le pure EV, preferendo il sistema a idrogeno), tutti vi si adegueranno. Anche perché le istituzioni comunitarie, in primis l’Unione Europea, introdurranno regole sulle emissioni decisamente più stringenti. A fronte degli evidenti vantaggi sul fronte del rispetto ambientale, con lo smog nelle città destinato a diminuire drasticamente, si stagliano pure delle possibili criticità.
Le stime di Alix Partners
In una ricerca da poco pubblicata, Alix Partners stima, infatti, una perdita, a livello internazionale, di 7,7 milioni di veicoli prodotti, l’equivalente di circa 210 miliardi di dollari (intorno ai 180,3 miliardi di euro al cambio attuale) per l’industria automobilistica globale, che, ribaltato sulla filiera, rischia di avere un effetto triplicato. A pagarne pegno sarà, in particolare, l’ambito delle forniture, che ad oggi ricopre un ruolo di primaria importanza non solo nella produzione ma anche nello sviluppo tecnico.
Sempre secondo le rilevazioni effettuate da Alix Partners, il fatturato dei fornitori passerà dai 200 miliardi attuali a un range tra i 36 e i 52 miliardi. Qualora la gravità della situazione finisse per protrarsi lungo l’intero 2022, si rischia un disastro economico di proporzioni superiori a quelle della crisi del ’29 della crisi economico-finanziaria post Lehman, con risvolti sociali mai mai visti prima nell’era moderna.
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