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Scossone in casa Renault: Luca De Meo si è dimesso

Dopo cinque anni alla guida di Renault, dice addio al settore automobilistico per approdare al gruppo Kering. Ecco cosa lascia in eredità.
Un fulmine a ciel sereno per l’industria automobilistica europea: Luca De Meo, manager milanese classe 1967, ha annunciato le proprie dimissioni da CEO di Renault, salutando non solo l’azienda francese ma l’intero settore dell’automotive. De Meo, che dal 2020 ha guidato la “Renaulution” – la profonda trasformazione elettrica e strategica della Casa della Losanga – ha scelto di intraprendere un nuovo percorso professionale nel mondo del lusso, accettando il ruolo di CEO del colosso Kering. È un cambio di scenario radicale che segna, forse, anche un momento di riflessione per un intero comparto industriale.
Renaulution: cinque anni per rilanciare la Losanga
Quando De Meo arrivò in Renault, l’azienda era in crisi profonda: il bilancio del 2020 registrava perdite per oltre 8 miliardi di euro. In pochi anni, però, il manager ha saputo invertire la rotta. Ha rilanciato la gamma puntando con decisione sull’elettrico, portando al debutto modelli come la Mégane E-Tech e la nuova Scénic, ma anche riscoprendo miti del passato come la R5 e la futura R4. Un altro tassello chiave è la futura Twingo elettrica da meno di 20.000 euro, attesa nel 2026.
Ma l’eredità di De Meo non si ferma ai prodotti: ha trasformato profondamente il gruppo, dando centralità a marchi come Dacia, protagonista con la Sandero, e salvando Alpine, destinata a un futuro 100% elettrico. Ha creato divisioni dedicate come Ampere (per la mobilità elettrica) e Mobilize (per la micromobilità), e ha rivisto i rapporti all’interno dell’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi, rafforzando l’autonomia operativa del gruppo francese.
La voce dell’Europa automobilistica inascoltata
Oltre ai risultati aziendali, De Meo si è distinto per il suo impegno istituzionale come presidente di ACEA, l’associazione dei costruttori europei, fino al dicembre 2024. In questo ruolo ha lanciato numerosi appelli all’Unione Europea, chiedendo maggiore coerenza nelle politiche industriali e una revisione delle scadenze sul divieto ai motori endotermici, fissato al 2035. Ha proposto anche la creazione di un consorzio europeo per produrre citycar elettriche competitive, sull’esempio di Airbus.
Le sue richieste, però, sono rimaste per lo più inascoltate. L’Europa ha tirato dritto sui limiti alle emissioni senza fornire strumenti adeguati per sostenere la competitività del settore. Questo muro di gomma potrebbe aver contribuito all’amara decisione del manager milanese. “Car enthusiast” come ama definirsi, De Meo ha forse avvertito che le sue idee e la sua visione non trovavano più spazio.

L’approdo nel lusso e il segnale all’industria
Il futuro di Luca De Meo si chiama ora Kering, holding del lusso che controlla marchi come Gucci, Saint Laurent, Balenciaga e Bottega Veneta. Una svolta sorprendente, che testimonia però anche il valore del manager come leader trasversale, capace di visione e gestione strategica in settori differenti.
Ma il suo addio all’automotive europeo non è solo una notizia di carriera: è un campanello d’allarme per un’industria che rischia di perdere le sue menti migliori, frustrate da una burocrazia lenta e da politiche poco lungimiranti. Il vero interrogativo ora è se l’Europa saprà raccogliere l’eredità di chi ha cercato, fino all’ultimo, di darle una rotta.
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