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Produrre armi al posto delle auto: la situazione in Italia

In Germania Rheinmetall può rilevare impianti della Volkswagen. Scopriamo invece cosa potrebbe succedere nel nostro Paese.
Se la domanda di carri armati continuerà a crescere, Rheinmetall, uno dei principali gruppi tedeschi nel settore della difesa, è pronta ad acquistare da Volkswagen lo stabilimento di Osnabrück, uno dei tre impianti che il colosso automobilistico ha intenzione di chiudere.
Da parte sua, il CEO di Volkswagen, Oliver Blume, ha già dichiarato durante la presentazione degli utili del 2024 che l’azienda è disposta a fare la propria parte nella corsa europea al riarmo. Tuttavia, la trattativa con Rheinmetall non è l’unica opzione valutata: nei mesi scorsi Volkswagen aveva avviato negoziati con alcuni brand cinesi per cedere l’impianto, ma senza successo.
Più armi, meno auto prodotte in Germania
Per rispondere alla crescente domanda nel settore della difesa, Rheinmetall ha già annunciato la riconversione di alcuni suoi stabilimenti. In particolare, le fabbriche di Berlino e Neuss, attualmente impegnate nella produzione di componenti per auto, verranno trasformate per la produzione di armi e munizioni, settore in espansione a causa delle tensioni geopolitiche globali.
“Gli impianti beneficeranno della forza industriale che il Gruppo Rheinmetall possiede come importante fornitore di attrezzature militari, nonché dell’elevata domanda da parte dei clienti in Germania e nel mondo”, ha dichiarato l’azienda a Reuters.
Il CEO di Rheinmetall, Armin Papperger, prevede un’importante crescita delle vendite per il 2025 e ha espresso interesse nell’acquisire altri siti industriali automobilistici, come quello di Volkswagen, a condizioni vantaggiose. Oltre a Osnabrück, altri due stabilimenti che Volkswagen intende chiudere sono quelli di Dresda ed Emden.

Il dibattito sulla riconversione in Italia
Anche in Italia si sta discutendo sulla possibilità di utilizzare impianti automobilistici per la produzione di armi. Non è una novità assoluta: aziende come Fiat (oggi parte del gruppo Stellantis) hanno storicamente collaborato con l’industria della difesa, producendo veicoli blindati e attrezzature militari.
Un esempio significativo è Iveco Defence Vehicles, divisione del gruppo Iveco, specializzata nella progettazione e produzione di veicoli militari. Inoltre, negli ultimi tempi si è parlato di una possibile joint venture tra Rheinmetall e Leonardo, con l’obiettivo di rafforzare le capacità produttive nel settore della difesa.
Un tema controverso: tra economia e politica
Nel corso degli anni, l’Italia ha avviato diversi programmi di riconversione industriale, destinati a salvare stabilimenti in crisi e diversificare la produzione. Tuttavia, la trasformazione di fabbriche automobilistiche in impianti per la produzione di armi solleva questioni politiche ed etiche.
L’industria della difesa italiana sta valutando le esigenze di nuove forniture militari, in particolare per le missioni internazionali. Tuttavia, il coinvolgimento diretto delle fabbriche automobilistiche in questo settore richiede un’attenta discussione politica e una rigorosa regolamentazione. Non bisogna poi nemmeno sottovalutare l’impatto positivo che potrebbe avere dal punto di vista occupazionale, viste le difficoltà che sta attraversando il settore automotive in Italia.
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