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Euro 7: ennesimo rinvio della proposta definitiva
La Commissione europea ha nuovamente rinviato la proposta definitiva dello standard Euro 7 al Parlamento e agli Stati membri.
Ennesimo rinvio per l’iter di approvazione dello standard Euro 7. Difatti, la Commissione europea ha stabilito di rimandare a luglio la presentazione della propria proposta definitiva e non è un caso. Da tempo la normativa inerente alle emissioni delle nuove vetture è sotto stretta sorveglianza per l’impatto sul futuro dei motori endotermici.
La regolamentazione dovrebbe entrare in vigore non prima del 2025, tuttavia i tempi di gestazione hanno destato più di qualche preoccupazione tra i Costruttori. Si reclama una maggiore chiarezza, in modo da eliminare un fattore determinante nella stesura dei programmi di investimento. In principio, la Commissione aveva indicato in ottobre-dicembre 2021 quale trimestre per l’inoltro della bozza definitiva da avanzare al Parlamento e agli Stati membri, dunque è avvenuto lo slittamento al 5 aprile 2022 e ora al 20 luglio.
Da Bruxelles hanno motivato la nuova proroga con i molteplici ambiti di applicazione della legislazione, che, per la prima volta, riguarderà, in concomitanza, le auto, i camion e i furgoni. Pertanto, chi se ne sta occupando al momento ha il compito di stilare un piano solido e completo. Ciononostante, è palese che il tutto va ricondotto nell’ambito di una riflessione più ampia sulla “corsa” avviata dalla politica e da tanti considerata irrealizzabile, se non a scapito degli asset industriali e lavorativi del Vecchio Continente.
Case in cerca di indicazioni chiare e sicure
Le Case automobilistiche hanno necessità di ottenere indicazioni chiare e sicure per prepararsi alle evoluzioni future in maniera adeguata. Da tempo si sottolinea come l’incremento delle spese da porre in preventivo rischi di non rendere redditizio lo sviluppo e la fabbricazione dei propulsori di nuova generazione. Qualcosa di simile è già accaduto con l’Euro 6: introdotto nel 2014, lo standard ha ridotto i margini sui veicoli più compatti, tra cui le citycar, e spinto le compagnia ad abbandonare progressivamente il segmento A.
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