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Dazi, Ford contro Trump: “Un sacco di costi e confusione”

L’AD di Ford, Jim Farley, critica i nuovi dazi: “Per ora vediamo solo costi e confusione”. Possibili contromisure per ridurne l’impatto.
I nuovi dazi imposti dal presidente Donald Trump stanno creando un clima di incertezza nell’industria automobilistica statunitense. A sollevare preoccupazioni è Jim Farley, amministratore delegato di Ford, che ha espresso dubbi sugli effetti delle misure protezionistiche.
“Il presidente Trump ha parlato molto della necessità di rafforzare l’industria automobilistica americana, riportando più produzione in patria e incentivando l’innovazione. Se ci riuscisse, sarebbe un traguardo importante, ma per ora vediamo solo un sacco di costi e confusione“, ha dichiarato Farley, secondo quanto riportato da Reuters.
L’incertezza generata dai nuovi dazi riguarda soprattutto le aziende con una forte dipendenza dalla produzione estera. Il problema non è solo l’aumento dei costi, ma anche la difficoltà di pianificare investimenti e strategie produttive in un contesto instabile.
Ford meno esposta ai dazi, ma valuta contromisure
A differenza di General Motors e Stellantis, Ford sembra meno vulnerabile all’impatto dei dazi. L’azienda di Dearborn utilizza principalmente acciaio e alluminio di origine domestica, riducendo la dipendenza da fornitori stranieri. Tuttavia, alcune parti della filiera potrebbero subire un aumento dei costi, che la casa automobilistica dovrà in parte assorbire.
Anche sul fronte produttivo, Ford ha meno impianti in Canada e Messico rispetto ai suoi concorrenti. In Canada, la produzione si limita a motori (il Coyote e il Godzilla, prodotti a Windsor), mentre in Messico Ford costruisce solo alcuni componenti (trasmissioni a Irapuato, motori a Chihuahua) e pochi modelli, tra cui la Mustang Mach-E a Cuautitlán e il Bronco Sport e Maverick a Hermosillo.
Nonostante questa minore esposizione, Ford sta valutando contromisure per proteggere il proprio business dalle nuove tariffe del 25% su Canada e Messico, previste inizialmente per febbraio e poi rinviate a marzo. Tra le opzioni c’è l’aumento dell’inventario di veicoli in attesa di consegna, per mitigare eventuali blocchi nelle forniture.

Guerra commerciale: ripercussioni globali e tensioni con Canada e Cina
L’annuncio dei nuovi dazi non ha solo conseguenze per le case automobilistiche, ma rischia di scatenare una guerra commerciale globale. Trump ha giustificato le nuove tariffe con la necessità di contrastare i flussi migratori, i sussidi economici concessi agli importatori e il traffico di fentanyl, ma la reazione internazionale non si è fatta attendere.
La Cina ha già protestato contro le misure, mentre il Canada, che fornisce il 40% del petrolio importato dagli Stati Uniti, sta valutando ritorsioni. Chrystia Freeland, ex vicepremier del governo Trudeau, ha proposto un dazio del 100% sulle Tesla, con l’obiettivo di colpire le aziende vicine a Trump, come quella di Elon Musk.
Oltre a Ford, i dazi colpiranno numerose altre case automobilistiche con impianti in Messico, tra cui Audi, BMW, Honda, Kia, Mazda, Stellantis, Toyota e Volkswagen. Anche le aziende statunitensi con catene di fornitura in Messico, come General Motors, potrebbero subire pesanti ripercussioni.
L’incertezza regna sovrana e, mentre le aziende cercano di adattarsi, l’industria automobilistica statunitense si prepara a un periodo turbolento.
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