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Cop26, case auto restie a firmare: non convince il piano CO2
Le Case automobilistiche, presenti alla Cop26 di Glasgow, sarebbero restie a firmare il piano per le emissioni di anidride carbonica.
Tra qualche giorno la Cop26 di Glasgow giungerà al termine e, almeno da quanto registrato finora, non si prefigurano notizie positive. Le ultime voci giunte ai media forniscono un quadro di netta spaccatura tra i Paesi partecipanti su numerosi aspetti della lotta al cambiamento climatico. Ad esempio, nella bozza del documento finale, elaborata in vista della giornata di chiusura prevista venerdì, non si prende in considerazione lo stop all’utilizzo dei carburanti fossili, ciò per via dell’opposizione di certe Nazioni, tra cui l’Arabia Saudita.
E forse il colpo letale potrebbe pervenire nella giornata odierna, quando gli invitati affronteranno l’argomento trasporti. Secondo le anticipazioni raccolte dal Financial Times, sarĂ infatti illustrato un accordo globale per eliminare “le emissioni delle nuove auto entro il 2040”. Tanti Stati, però, sembrano riluttanti all’idea come la Germania, gli Stati Uniti e la Cina. Washington potrebbe pure sottoscrivere il testo al fotofinish, mentre Berlino avrebbe giustificato la rispettiva decisione con l’intenzione di proseguire lo sviluppo dei carburanti sintetici.
Inoltre, dei grandi costruttori esprimono, a loro volta, scetticismo. In particolare, stando alle ricostruzioni della testata, serberebbero dubbi Volkswagen e Toyota. Nonostante la sua forte scommessa sull’elettrificazione, l’azienda di Wolfsburg si sarebbe già chiamata fuori, mentre i nipponici starebbero negoziando il proprio impegno, senza escludere il loro assenso. Probabilmente, la casa delle tre ellissi resterà a bordo campo per via della “riluttanza di alcuni governi chiave”.
Cancellazione delle emissioni di anidride carbonica: i costruttori dubitano sulle tempistiche
Relativamente, invece, alla graduale cancellazione delle emissioni di anidride carbonica, nessun costruttore presente al Cop26 avrebbe risposto picche, pur sollevando delle “obiezioni specifiche”. La Volkswagen avrebbe rimarcato l’accento sulla necessità di rispettare le differenti esigenze di sviluppi di mercati e regioni. In aggiunta, la compagnia tedesca avrebbe puntato il dito contro la mancata adesione della Cina a un altro accordo, quello sullo stop al ricorso al carbone per la produzione di energia. Simili problematiche le avrebbe evidenziate Toyota, convinta che mercati come l’America Latina e l’Africa potrebbero richiedere un processo ben più lungo rispetto ai Paesi avanzati per abbracciare l’elettrico.
Anche la BMW non sarebbe disposta a sottoscrivere l’intesa, convinta che l’addio ai motori endotermici imponga tempistiche maggiori del previsto. Di contro, la Volvo e la General Motors, intente ad abbandonare le tecnologie tradizionali (rispettivamente per il 2030 e il 2035), dovrebbero accettare; idem per la Daimler, la quale si è prefissata l’obiettivo di vendere unicamente veicoli elettrici già entro il 2030 dove le condizioni di mercato lo permettano. Infine, pure la Ford appare bendisposta, prefiggendosi di conseguire il 40 per cento dei volumi commerciali con veicoli a batteria entro la fine del decennio.
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