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Auto elettriche: “Se vuole, l’industria europea può emanciparsi dalla Cina”
Sull’edizione odierne de Il Foglio si sottolinea come l’emancipazione dell’industria europea dall’Asia sia possibile per le auto elettriche.
Con il bando posto dal Parlamento Europeo sulla produzione delle vetture a motore termico dal 2035 il settore si appresta a essere sempre più invaso dalle auto elettriche. Pronosticare fin da ora quali pieghe prenderà l’industria è un azzardo, date le numerose variabili in gioco.
Vari esponenti politici considerano le norme approvate come un regalo alla Cina. Restando nei confini italiani, soprattutto la Lega ha espresso forti perplessità a riguardo. Addirittura il leader del Carroccio, Matteo Salvini, ha scritto una lettera, pubblicata dal quotidiano La Stampa, al segretario del PD, Enrico Letta. I prodotti cinesi prenderanno il sopravvento? Solo il tempo saprà darci una vera risposta.
Senz’altro i Costruttori del Paese asiatico si sono mossi in anticipo rispetto ad alcune concorrenti europee e ciò potrebbe porli in una posizione di vantaggio. Per Pechino il Vecchio Continente è un obiettivo di grande interesse: le barriere commerciali rimangono basse e gli incentivi all’acquisto delle elettriche risultano tuttora allettanti. Eppure, le chance europee di rivestire un ruolo da protagonisti ci sono, e vanno ricondotte alla capacità d’innovazione dettata dalla serrata concorrenza.
I marchi continentali hanno l’obbligo di dare il massimo per sopravvivere, e la creatività magari darà impulso a tecnologie alquanto innovative, ad esempio di riciclo.
La scommessa di Skelleftea
“La vera scommessa è quella di Skelleftea, comune dell’estremo Nord, dove a fine 2021 è stata sfornata la prima batteria elettrica made in Europe nell’impianto creato da Northvolt, l’azienda fondata da due manager cresciuti alla corte di Elon Musk: lo svedese Peter Carlsson e il torinese Paolo Cerruti, 52 anni, una laurea al Politecnico, l’immancabile gavetta al centro ricerche Fiat prima di prendere il volo in Renault Nissan e rispondere alla chiamata di Tesla”, si legge sul quotidiano.
“Oggi Northvolt vanta tra gli azionisti Volkswagen, forte del 20 per cento del capitale, Goldman Sachs e altri soci primari (anche Intesa Sanpaolo). A mesi nascerà un secondo stabilimento in Svezia e prenderà il via la gigafactory Volkswagen di Salzgitter. E sarà solo l’inizio. Spazio ce n’è in abbondanza, se l’industria europea vuole emanciparsi dal quasi monopolio dell’Asia, che controlla il 70 per cento della produzione di batterie per l’auto elettrica”.
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