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Volkswagen ancora nell’occhio del ciclone per presunta violazione di diritti umani
Volkswagen rimane nell’occhio del ciclone per presunte violazioni dei diritti umani, che sarebbero nella fattispecie avvenute in Brasile.
Non si mette affatto bene la situazione per Volkswagen. Negli ultimi tempi sono piovute pesanti accuse contro il gruppo automobilistico di Wolfsburg, riguardanti la Cina. Il Governo ha negato qualsiasi forma di garanzia sugli investimenti del conglomerato a Xinjiang. Nello specifico, ha ricevuto critiche la scelta di collocare il centro presso la regione. Qui, infatti, certi Paesi occidentali e associazioni a tutela dei diritti umani sostengono gli uiguri siano vittima di una sistematica repressione.
Ora, però, si addensano nuove nubi all’orizzonte, con le indagini delle autorità giudiziarie brasiliane, ma in tal caso i capi d’imputazione risalgono allo scorso secolo. A lanciare la notizia sono stati l’emittente pubblica NDR e il quotidiano Suddeutsche Zeitung. Secondo le testate in Brasile è scattata un’indagine sulle presunte violazioni dei diritti umani nella Fazenda Rio Cristalino.
Il periodo storico è quello che va dal 1974 al 1986, quando la dittatura militare, allora al potere nel Paese sudamericano, avanzò un’offerta a Volkswagen per l’acquisto e lo sviluppo della fabbrica in questione. A carico di VW pende l’accusa di schiavismo. I magistrati brasiliani affermano siano stati oggetto di sfruttamento centinaia di lavoratori temporanei, vessati dai caporali e dalle guardie armate reclutate dal gigante dei motori.Â
Convocazione in tribunale
In un nota ufficiale, la società ha garantito di aver preso molto seriamente i possibili eventi riconducibili allo stabilimento ai margini dell’Amazzonia. D’altro canto, essendo potenzialmente a rischio di procedimenti legali in Brasile ha preferito non rilasciare ulteriori commenti in merito.
I prossimi sviluppi sono previsti verso la metĂ del mese di giugno. Fra qualche settimana degli alti esponenti Volkswagen dovranno presentarsi al tribunale di Brasilia. Il responsabile dell’inchiesta, Rafael Garcia, ha affermato: “Volkswagen non ha soltanto accettato questa forma di schiavitĂą, ma l’ha anche promossa, era semplicemente lavoro a basso costo”. Quindi, ha rincarato la dose aggiungendo che parte della dirigenza era probabilmente al corrente dei soprusi.Â
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