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Guerra Russia-Ucraina: anche Lada si deve fermare
Anche Lada, il principale marchio automotive di Mosca, è costretta a interrompere l’ attività produttiva, data la guerra Russia-Ucraina.
La guerra tra Russia e Ucraina ha portato allo stop pure gli stabilimenti della Lada. Ovvero del brand automotive che rappresenta perfettamente il concetto di indipendenza della Russia, sin dall’epoca della Guerra Fredda.
I lavori sono stati interrotti per via della mancanza delle componenti di ricambio dovuta alle sanzioni comminate dall’Occidente. Ecco perché migliaia di operai non hanno avuto altra scelta se non quella di tornare nelle rispettive case, data l’impossibilità di prestare servizio.
La situazione risente soprattutto dell’esclusione dello Stato di Vladimir Putin dal sistema di pagamenti interbancari Swift. A causa di tale provvedimento assunto dalle autorità sovranazionali si è reso estremamente complicata la gestione dei rapporti tra le aziende locali e i fornitori. Inoltre, le consuete rotte di approvvigionamento, specialmente quelle che passano per l’Ucraina, sono chiuse. E il crollo del valore del rublo fa sì che i pagamenti delle parti importate dall’estero sono troppo costosi.
Una scelta inevitabile: il commento del portavoce
AvtoVAZ, le cui quote maggioritarie sono oggi di proprietà dell’Alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi, e che in Europa Occidentale vende i suoi veicoli mediante il nome Lada è stata pressoché obbligata a mettere in stand by la canonica attività, poiché oltre il 20 per cento dei componenti, dai connettori all’elettronica chiave, vengono comprato dagli Stati esteri. “Se il commercio si ferma, AvtoVAZ si ferma”, segnala un portavoce del Gruppo -, Putin sa che non può costruirle da solo”.
Secondo le previsioni di fonti interne alla compagnia le strutture potrebbero rimanere chiuse almeno qualche giorno a causa della crisi dei microchip, interessando globalmente ogni Casa automobilistica del mondo. Nessuna dichiarazione sulle sanzioni elevate alla Russia, del quale Lada rappresenta l’unico brand del settore con una market share significativa (pari al 21 per cento nel 2021).
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