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Russia Ucraina: prezzi per energia e materie prime schizzerebbero in caso di guerra
Le conseguenze di una eventuale guerre tra Russia e Ucraina sarebbero catastrofiche in termini economici: le stime di Assolombarda.
Il 2022 è iniziato sotto pessime avvisaglie. E potrebbe proseguire ben peggio, se la crisi in atto tra Russia e Ucraina condurrà a una vera e propria guerra nei prossimi giorni. Sono sufficienti pochi dati, diffusi dal Centro studi di Assolombarda, emanazione della Confindustria, per rendersi conto della gravità della situazione. In gennaio, l’indice delle quotazioni delle materie prime non energetiche è andato avanti a salire, attestandosi su un livello di oltre il 45 per cento a quello precedente lo scoppio della pandemia.
Per quanto attiene all’arcinoto problema dei semiconduttori, non c’è solo una questione di scarsità, bensì pure di costi. I cosiddetti microchip, per esempio, hanno fatto registrare nel mese di novembre una crescita dei loro prezzi pari al 390 per cento rispetto allo stesso mese del 2019.
Il quadro è aggravato dall’impennata del costo energetico. Nel Vecchio Continente, il gas naturale ha registrato un’impressionante escalation di costi, oggi pari al 660 per cento in più rispetto ai valori pre-Covid; il petrolio è, intanto, salito del 31 per cento, attestandosi a poco più di 90 dollari al barile (per il Brent), ma con tendenza al rialzo. La criticità è data dalle ripercussioni sul prezzo della bolletta energetica nazionale.
A tal proposito, il presidente dell’Assolombarda, Alessandro Spada, prevede per il 2022 un conto quadruplicato, pari cioè a 8,3 miliardi di euro, contro i due del 2019. Inoltre, la carenza delle materie prime metterebbe in ginocchio le imprese, a causa anche della mancanza dei materiali e dei componenti necessari.
Si profilerebbe un disastro
Partendo da una situazione dei contorni già tanto difficili, qualora la Russia dovesse dare realmente il via a un attacco e a un’invasione dell’Ucraina, si profilerebbe un disastro. Difatti, dalla Russia dipende il 40 per cento dei consumi europei di gas e l’Italia rischierebbe di restare senza 80 milioni di metri cubi di gas, pari quasi a un quarto del consumo medio giornaliero, andando a vanificare il calo della richiesta (dunque, dei prezzi) di norma registrato in primavera-estate.
Nel frattempo, il prezzo del petrolio schizzerebbe oltre i 100 dollari al barile, e i trasporti, con aerei e navi costretti a intraprendere nuove rotte per evitare i rischi connessi a uno scenario bellico. In definitiva, una catastrofe per l’economia planetaria, che si sommerebbe ai danni già provocati dal Coronavirus. E alle sofferenze in termini di vite umane associate a qualsiasi guerra.
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