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Volkswagen, si va verso la chiusura delle fabbriche?
Resta aperta l’ipotesi di chiudere alcuni stabilimenti in Germania, mentre il consiglio di sorveglianza del gruppo di Wolfsburg è diviso.
Le difficoltà di Volkswagen continuano a tenere banco e nonostante la grande mobilitazione sindacale e gli scioperi delle settimane scorse, non è tramontata l’ipotesi della chiusura di alcuni stabilimenti in Germania. La crisi del mercato e le vendite al ribasso hanno intanto spinto i vertici a rivedere alcuni piani industriali. I ritardi nello sviluppo di modelli chiave, come la nuova Golf elettrica, posticipata al 2029, e il calo meno marcato del previsto dei veicoli a combustione interna, spingono l’azienda a investire ancora in motorizzazioni ibride e tradizionali.
Per rilanciare le vendite, Volkswagen ha in programma il lancio di 11 nuovi modelli entro il 2027, mentre l’attuale gamma elettrica, con veicoli come l’ID.4 e l’ID.3, necessita urgentemente di un restyling. La Casa di Wolfsburg si trova così a un bivio cruciale: bilanciare tagli e rilanci per affrontare il futuro.
Piani di chiusura e sfide industriali
Tra le opzioni discusse, la chiusura della fabbrica di Dresda sembra quella più concreta: l’impianto, con 340 dipendenti, attualmente produce la ID.3, ma in passato ha assemblato modelli iconici come la Phaeton e la Bentley Flying Spur. L’impianto di Osnabruck, invece, potrebbe essere venduto; attivo dal 2010, impiega 2.300 persone e produce modelli come la T-Roc Cabriolet e la Porsche Cayman.
Volkswagen punta a risparmiare 11 miliardi di euro entro il 2026, ma deve affrontare numerose sfide. Tra queste, una domanda di veicoli elettrici inferiore alle attese, nonostante i massicci investimenti in una gamma completamente elettrica. Inoltre, la competizione con i produttori cinesi si fa sempre più agguerrita, costringendo la Casa tedesca a dedicare risorse per mantenere il passo.
Divisioni in Volkswagen: tensioni e scelte difficili per il futuro
Nel frattempo, nuove indiscrezioni mettono in luce le divisioni interne al consiglio di sorveglianza di Volkswagen, con la famiglia Porsche-Piech, maggiore azionista del gruppo, che esprime preoccupazione per la lentezza nella ristrutturazione della Casa di Wolfsburg. Secondo il Financial Times, la famiglia starebbe facendo pressioni per chiudere alcune fabbriche tedesche, ritenendo essenziale un ridimensionamento per mantenere la competitività a lungo termine. Tuttavia, questa posizione si scontra con quella dei rappresentanti dei lavoratori e del Land della Bassa Sassonia, che temono le conseguenze sociali di tali decisioni.
Le trattative tra i vertici aziendali e il sindacato IG Metall sul rinnovo del contratto di lavoro e sul piano di risparmi sono in stallo, aumentando i rischi di scioperi se non si troverà un compromesso entro Natale. A complicare la situazione, la holding della famiglia Porsche-Piech ha annunciato una svalutazione significativa delle sue partecipazioni in Volkswagen (tra 7 e 20 miliardi di euro) e in Porsche (tra 1 e 2 miliardi), rivedendo al ribasso le previsioni sui profitti annuali.
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