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Stop a benzina e diesel nel 2035? Così non va bene

Continua a far discutere il Green Deal: senza infrastrutture adeguate, rischia di compromettere l’industria automobilistica europea.
Il divieto di vendita di auto a benzina e diesel nel 2035 continua a far discutere. L’ex presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenuto alla Settimana parlamentare europea 2025 presso l’Europarlamento di Bruxelles, ha evidenziato le criticità di un passaggio forzato all’auto elettrica senza un’adeguata infrastruttura di colonnine di ricarica.
Ci voleva un parere autorevole come quello dell’ex-primo ministro italiano. Forse servirà per dare lo scossone decisivo affinchè l’Unione Europea receda da un piano che a molti osservatori è apparso un fallimento annunciato. I segnali ci sono già tutti e il più preoccupante è rappresentato dalla crisi economica tedesca.
L’infrastruttura di ricarica e il ritardo dell’Europa
Secondo Draghi, accelerare la decarbonizzazione senza allineare strumenti e obiettivi rischia di compromettere l’intero settore automobilistico europeo. L’assenza di un piano industriale coerente e la mancata creazione di interconnessioni adeguate mettono in difficoltà il mercato europeo, mentre altri paesi, come la Cina, sono più avanti nello sviluppo della catena di approvvigionamento dei veicoli elettrici.
Draghi sottolinea come la Commissione Europea abbia fissato obiettivi ambiziosi per l’elettrificazione della mobilità, senza però accompagnarli con una pianificazione adeguata. La nuova normativa Dafi, entrata in vigore ad aprile 2024, impone la realizzazione di colonnine di ricarica veloci lungo le strade principali della rete Ten-T, ma l’installazione procede a rilento.
Al contrario, la Cina ha puntato sulla catena di approvvigionamento fin dal 2012, acquisendo un notevole vantaggio tecnologico e produttivo. Il report “The Future of European Competitiveness”, redatto dallo stesso Draghi insieme a Ursula von der Leyen, evidenzia il rischio che l’Europa diventi dipendente da fornitori stranieri, minacciando l’autosufficienza industriale.
Il piano di Draghi per la competitività europea
Per evitare la delocalizzazione della produzione e la perdita di aziende strategiche, Draghi propone un piano d’azione industriale per il settore automobilistico. Tra le misure fondamentali: maggiore supporto alle imprese, investimenti in materie prime e una strategia chiara per lo sviluppo delle batterie.
L’Unione Europea dovrebbe sfruttare meglio le proprie risorse attraverso estrazione e riciclo, riducendo la dipendenza da paesi terzi. Seguendo questa direzione, entro il 2050, l’Europa potrebbe soddisfare tra il 50% e il 75% del proprio fabbisogno di metalli per le tecnologie pulite. Draghi lancia un messaggio chiaro: per essere davvero competitiva, l’UE deve agire subito, senza ulteriori ritardi.
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