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Stellantis, nuovi tagli: i sindacati esprimono preoccupazione
Stellantis ha raggiunto un accordo per il taglio di 400 impiegati, a seguito delle difficoltà riscontrate dall’intera industria.
Secondo quanto riporta il ministero dei Trasporti si sono immatricolate 104.478 vetture a novembre, il 24,6 per cento in meno dello stesso mese del 2020. Il totale annuo è di 1.371.166 immatricolazioni, per un aumento dell’8,6 per cento rispetto all’analogo intervallo dello scorso anno. In flessione tutte le principali Case, nello specifico Ford e Renault, rispettivamente del -41,9% e del -37,2%, e Stellantis, che ha registrato un ammontare complessivo di 36.361 veicoli, per un -33,3% nel confronto mese-su-mese rispetto al 2020 e con la quota di mercato precipitata dal 39,3 al 34,8 per cento. Da inizio 2021 le immatricolazioni del colosso italo francese sono state di 518.025, per un +6,3% sullo stesso periodo del 2020, con una quota del 37,8% a fronte del 38,6%.
Ieri il Gruppo ha siglato con i sindacati, a parte la Fiom, un’intesa per ulteriori 400 ulteriori uscite di impiegati, volontarie e incentivate, dopo le più di 300 già concordate. Nel mentre, si sono confermate 130 assunzioni a Torino. “Un’altra batosta per il mercato italiano dell’auto”, analizza il Centro Studi Promotor, che stima immatricolazioni pari a 1.460.000, un “livello veramente infimo, se si considera che per la regolare sostituzione del parco circolante italiano occorrono 2.000.000 di immatricolazioni all’anno”.
Le lamentele dei Sindacati
Ad avviso del numero uno del Centro Studi Promotor, Gian Primo Quagliano, “appare assolutamente incomprensibile l’atteggiamento del Governo che, mentre l’economia italiana sta recuperando, non interviene per evitare che il comparto dell’auto, che ha un peso notevolissimo nell’economia del Paese, sia allo sbando”.
Gli fanno le parole del presidente dell’Unrae, Michele Crisci: “Purtroppo si deve constatare un certo disinteresse nelle istituzioni di governo per il comparto automotive e il suo indotto, un settore produttivo che occupa 1,2 milioni di lavoratori e garantisce un gettito fiscale di 76 miliardi di euro l’anno”. Il timore è pure che Anfia consideri “indispensabile prevedere un piano strutturale e con una dotazione adeguata per evitare che l’Italia, in questa delicata fase in cui le politiche di mercato sono fondamentali, sia l’unico Paese europeo a non instradare e supportare i consumatori nell’acquisto di auto a zero e a bassissime emissioni”. Unrae, Federauto e Anfia hanno mandato una lettera al premier Mario Draghi per un meeting, al fine di presentare le proposte di intervento per la riconversione della filiera industriale.
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