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Stellantis, la crisi fa fermare anche Mirafiori: cosa sta succedendo?
Fermata la produzione a Mirafiori per il calo delle vendite delle auto elettriche. Critiche sindacali, incertezze sul futuro e richieste di modelli ibridi.
Stellantis ha annunciato una nuova sospensione produttiva nello stabilimento di Mirafiori. Le linee che producono la 500 elettrica e le Maserati GranTurismo e GranCabrio si fermeranno dal 2 al 17 dicembre, seguite da una chiusura collettiva dal 18 dicembre al 5 gennaio, con riapertura prevista per l’8 gennaio. La decisione riguarda circa 1.800 dipendenti e si inserisce in un contesto di difficoltà per il segmento delle city car elettriche in Europa, che ha registrato un calo del 54% nei primi dieci mesi del 2024 rispetto all’anno precedente.
La transizione elettrica non basta
Stellantis ha motivato lo stop spiegando che il mercato italiano dei veicoli elettrici a batteria (Bev) è ancora troppo debole, con una quota di vendite che si attesta intorno al 4%. Per questo l’azienda ha annunciato l’introduzione, dal 2025, della nuova 500 ibrida prodotta a Mirafiori, ribadendo il proprio impegno nella transizione tecnologica. Tuttavia, i sindacati esprimono forte preoccupazione. La Fiom denuncia come queste scelte pesino direttamente sui lavoratori, mentre la Fim sottolinea che il 2024 segna il minimo storico per lo stabilimento torinese.
Un settore in crisi e richieste di nuovi modelli
Secondo Gianluca Ficco, segretario della Uilm, per rilanciare la produzione a Mirafiori è necessario introdurre modelli ibridi oltre agli elettrici. La situazione del settore automotive, infatti, resta critica in tutta Europa, tra calo della domanda e difficoltà di adeguamento alla transizione energetica. Domani il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, presenterà un documento alla Commissione europea per chiedere una revisione delle normative sui veicoli leggeri e pesanti, evidenziando l’urgenza di un percorso più realistico per raggiungere gli obiettivi del 2035.
Volkswagen e il mercato cinese
Nel frattempo, Volkswagen ha deciso di vendere le proprie attività nella regione cinese dello Xinjiang, teatro di accuse di violazioni dei diritti umani. La fabbrica sarà ceduta alla società cinese Shanghai Motor Vehicle Inspection Center. Questo passo segna un cambio di rotta per il gruppo tedesco, che risponde alle crescenti pressioni internazionali. La decisione di Volkswagen e le scelte di Stellantis sottolineano le sfide globali che il settore automobilistico deve affrontare in un periodo di trasformazioni economiche e sociali.
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