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Stellantis, 2024 anno nero: “Tornati al 1956”
L’azienda attraversa una fase di crisi: dimissioni del CEO, vendite in calo, stabilimenti fermi. L’analisi della Fim-Cisl.
Il 2024 si è rivelato un anno difficile per le fabbriche italiane di Stellantis. Secondo i dati della Fim-Cisl, la produzione totale di vetture e veicoli commerciali leggeri si è fermata a 475.090 unità, registrando un calo del 36,8% rispetto alle 751.384 unità dell’anno precedente. Questo crollo interrompe un trend positivo durato due anni e colpisce per la prima volta tutti gli stabilimenti del gruppo.
La flessione più marcata riguarda le autovetture, i cui volumi sono scesi del 45,7% a 283.900 unità. La Fim-Cisl sottolinea che per trovare un dato così basso bisogna tornare al 1956. I veicoli commerciali, invece, hanno subito una riduzione più contenuta, con un calo del 16,6% e una produzione di 192 mila mezzi.
Un 2025 di transizione: le sfide per il futuro
Il 2025 si prospetta come un anno di transizione per Stellantis. La Fim-Cisl evidenzia come le previsioni negative si siano concretizzate, con un impatto diretto sui lavoratori: quasi 20 mila dipendenti sono stati coinvolti da ammortizzatori sociali e chiusure anticipate. Anche il responsabile Europa del gruppo, Jean-Philippe Imparato, ha confermato che il prossimo anno non porterà significativi cambiamenti nei volumi produttivi.
Solo nel 2026, con le nuove assegnazioni produttive a Melfi, Cassino e Mirafiori, si potrà assistere a una ripresa. Tuttavia, il sindacato sottolinea la necessità di risposte chiare su temi cruciali come la gigafactory e il rilancio di Maserati. Nonostante le criticità, il piano industriale presentato da Stellantis rappresenta comunque un cambio di passo rispetto al passato, con nuove opportunità per il settore.
Produzione fabbrica per fabbrica: i dati della crisi
La Fim-Cisl ha fornito un’analisi dettagliata della situazione nei singoli impianti italiani di Stellantis. Il polo torinese di Mirafiori ha subito un calo del 69,8%, con una produzione di sole 25.920 unità, di cui 23.670 sono state Fiat 500. La produzione di Maserati è crollata a 2.250 unità, molto lontana dal record di 41 mila vetture del 2017. Anche Modena ha visto un drastico calo, con sole 260 vetture prodotte e una flessione del 79,1%. La situazione non migliora a Cassino, dove sono state prodotte 26.850 unità, il 45% in meno rispetto al 2023, registrando il peggior dato nella storia dell’impianto laziale.
A Pomigliano, invece, la produzione è stata relativamente migliore, con 167.980 vetture prodotte e una flessione del 21,9%. La Panda rimane il modello principale, con 131 mila unità quasi stabili, mentre la linea dell’Alfa Romeo Tonale e della Dodge Hornet ha registrato un calo del 55%. La fabbrica di Melfi ha subito la maggiore perdita in termini assoluti: nel 2024 ha prodotto solo 62.080 unità, oltre 108 mila in meno rispetto al 2023 e quasi 280 mila in meno rispetto al 2018.
L’unica eccezione positiva è lo stabilimento di Atessa, dedicato ai veicoli commerciali, che ha mantenuto una produzione di 192 mila unità, con un calo limitato al 16,6%. Questo quadro evidenzia la necessità di interventi concreti per rilanciare il settore automobilistico italiano.
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