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Prezzo carburanti, Salvini: “se benzina supera i 2 euro tagliamo le accise”
Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha dichiarato che il prezzo carburanti potrebbero subire un taglio delle accise.
Pur temute delle conseguenze sul prezzo dei carburanti dopo l’embargo al petrolio russo, scattato lo scorso 5 febbraio, finora in Italia non si sono registrati delle modifiche degne di nota. D’altro canto, resta da stabilire se rappresenti una questione passeggera o se, al contrario, la situazione diverrà insostenibile. Qualora la situazione finisse per precipitare, allora il Governo sarebbe pronto a intervenire, come dichiarato dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini.
“L’accordo è che, qualora il prezzo della benzina tornasse a salire i 2 euro, ovviamente il governo interverrebbe” con un taglio delle accise, ha dichiarato il leader leghista nel corso della visita a un cantiere della linea metropolitana M4 di Milano, insieme al primo cittadino del capoluogo lombardo, Giuseppe Sala. Lo ha ribadito durante un collegamento radiofonico, sottolineando che il prezzo soglia massimo è fissato sui 2 euro e adesso il prezzo dei carburanti si aggira intorno agli 1,8 euro.
La replica di Assoutenti
Le affermazioni non sono piaciute ad Assoutenti. L’ente ha spiegato che i prezzi dei carburanti hanno già superato il tetto target dei 2 euro in certe zone e, lungo le tratte autostradali, la tariffa per le vetture a gasolio è di 2,5 euro al litro. “Al di là dell’andamento dei prezzi medi attuali – ha dichiarato -, i rincari dipendono dagli extraprofitti caricati sulla raffinazione oltre che dalle accise intere scattate a gennaio, e rischiano di avere ripercussioni sui listini di una moltitudine di prodotti”. La preoccupazione è di assistere a scossoni dopo l’embargo al petrolio russo sancito dall’Unione Europea.
“Il Governo deve fare la sua parte non solo riducendo in modo strutturale la tassazione sui carburanti, che oggi pesa per il 57% sulla benzina e per il 50,6% sul gasolio – ha proseguito – ma anche intervenendo sugli extra-profitti incamerati dalle società petrolifere, pari a circa 9,4 miliardi di euro solo nel 2022, determinati dall’anomalo andamento dei listini alla pompa rispetto ai prezzi del petrolio”.
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