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Porsche dice basta, uno stop inatteso

Sospeso l’investimento per l’ampliamento del centro test di Nardò. Tra ostacoli normativi, polemiche ambientali e criticità politiche, ecco tutti i dettagli della decisione.
La Porsche ha annunciato la sospensione del progetto di ampliamento del Nardò Technical Center (NTC), in Puglia, uno dei più importanti centri collaudo automobilistici d’Europa. La decisione arriva dopo mesi di valutazioni economiche, ambientali e sociali, aggravate dal mutato contesto dell’industria automobilistica globale. Il centro resterà operativo nelle sue attuali funzioni, ma senza il previsto potenziamento. Un colpo di scena inatteso che coinvolge non solo il colosso tedesco, ma anche le istituzioni locali e i cittadini del territorio. Ma l’esito di questa vicenda scatena una serie di polemiche. Vediamo i dettagli.
Nodo burocratico e contesto internazionale
Il piano di sviluppo prevedeva l’ampliamento del circuito di prova e l’estensione delle attività su nuovi terreni, ma è stato frenato dalla Regione Puglia, che a marzo 2024 ha sospeso l’accordo di programma necessario all’approvazione del progetto, rinviando ogni decisione al 2025.
A ciò si somma l’incertezza legata a un’industria automobilistica in trasformazione, segnata da sfide economiche e dalla transizione tecnologica. Porsche ha spiegato che la scelta è il risultato di un’analisi approfondita e di confronti con numerosi stakeholder. Nonostante lo stop all’espansione, le attività del NTC, comprese quelle di marchi come Bugatti, proseguiranno regolarmente.
Vittoria per gli ambientalisti: “Massacro evitato”
A esultare per la sospensione sono i comitati locali come i Custodi del Bosco d’Arneo, che da anni si oppongono al progetto, denunciandone l’impatto su 200 ettari di area boscata e su terreni agricoli privati. Il sito ricade all’interno di una riserva naturale di interesse comunitario, la cui tutela, secondo gli attivisti, è stata minacciata da iter autorizzativi poco trasparenti e dall’assenza di pareri ambientali europei.
La mobilitazione ha coinvolto anche Italia Nostra, associazioni tedesche e numerosi artisti internazionali, riuscendo ad attirare l’attenzione della Commissione Europea, che ha chiesto chiarimenti sul progetto. Per gli attivisti, si tratta di una “pagina storica” che mostra come uno sviluppo alternativo e sostenibile sia possibile.

Critiche politiche e accuse alla Regione Puglia
Sul fronte politico, emergono dure critiche verso la Regione Puglia e l’operato del presidente Michele Emiliano, accusati di aver gestito il dossier con superficialità e metodi opachi. Secondo Fratelli d’Italia, sia a livello locale che regionale, il vero problema non è stato il progetto in sé, ma la mancanza di trasparenza verso i proprietari terrieri coinvolti negli espropri.
Il Consigliere regionale Paolo Pagliaro ha puntato il dito contro l’imposizione di una “pubblica utilità forzata”, senza trattative private né dialogo con la comunità. Secondo i critici, l’occasione persa per il territorio salentino è il risultato di una gestione fallimentare, che ha compromesso un investimento potenzialmente strategico. Un’altra puntata di un eterno scontro tra sviluppo economico, tutela ambientale e governo del territorio.
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