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Nuovi limiti emissioni 2025: i rischi per il settore e per l’occupazione
L’Acea esterna la sua preoccupazione per le norme previste dall’UE, che rischiano di minare ulteriormente un settore già in crisi.
Con l’avvicinarsi del 2025, anno in cui entreranno in vigore i nuovi limiti sulle emissioni di CO2 per auto e furgoni, i produttori automobilistici europei, riuniti nell’ACEA (Associazione europea dei costruttori di automobili), lanciano un appello all’Unione Europea. La richiesta è chiara: maggiore chiarezza normativa per pianificare strategie efficaci e sostenibili.
Secondo ACEA, l’incertezza normativa attuale potrebbe costare al settore fino a 16 miliardi di euro in sanzioni, riducendo la capacità di investimento e minacciando sia la competitività che i posti di lavoro. «I produttori hanno bisogno di chiarezza ora per finalizzare le strategie di conformità e adottare le giuste disposizioni per il 2025», ha dichiarato Luca de Meo, Presidente dell’ACEA e CEO del Gruppo Renault, sottolineando l’urgenza di un’azione immediata da parte delle istituzioni europee.
Un mercato in stallo e obiettivi difficili da raggiungere
Le nuove normative rappresentano una sfida significativa per i produttori, che devono affrontare fattori interni ed esterni al loro controllo. Uno dei principali ostacoli è il mercato dei veicoli elettrici, che al momento registra solo il 13% di quota di mercato, ben al di sotto del livello necessario per rispettare i nuovi standard. Questo divario, spiega ACEA, è troppo grande per essere colmato entro i tempi stabiliti.
Secondo de Meo, «pagare le sanzioni dovrebbe essere l’eccezione, non la norma. La transizione deve basarsi su un’economia sana e non infliggere danni». L’industria ha già promesso 250 miliardi di euro di investimenti per la mobilità verde, ma il mancato supporto normativo potrebbe compromettere l’intero percorso verso la neutralità climatica.
Verso una transizione più sostenibile
ACEA propone soluzioni per alleggerire gli oneri di conformità, come un’introduzione graduale o una conformità media pluriennale, senza però modificare gli obiettivi di neutralità climatica dell’UE. Queste misure affrontano realtà di mercato spesso al di fuori del controllo dei produttori: tensioni commerciali, aumento dei costi di produzione, infrastrutture di ricarica insufficienti e calo dei sussidi.
L’associazione ribadisce che i marchi automobilistici non vogliono rinnegare il percorso verso una mobilità a zero emissioni, ma renderlo più sostenibile. «La flessibilità normativa è fondamentale per mantenere gli investimenti in flusso e garantire una transizione ordinata», ha concluso de Meo.
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