News
Multe autovelox illegittime: la scadenza che può salvare migliaia di automobilisti

Partita la fase operativa per mappare tutti i dispositivi di controllo della velocità: Comuni e forze dell’ordine hanno 60 giorni di tempo per registrarli.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha ufficialmente avviato il censimento nazionale degli autovelox, un’operazione che mira a fare finalmente chiarezza su un sistema di controllo della velocità rimasto fino ad oggi privo di una mappatura ufficiale. Nonostante secondo una stima del 2021 dell’azienda francese Coyote Group in Italia fossero attivi oltre 14.000 autovelox, nessun organo istituzionale è mai stato in grado di fornire dati certi.
Da oggi, Comuni, Province, Prefetture e forze dell’ordine hanno 60 giorni per registrare ogni dispositivo sul portale telematico del MIT, inserendo informazioni come ubicazione, marca, modello, numero di matricola e omologazione. Il termine ultimo è fissato al 30 novembre 2025: dopo questa data, gli autovelox non censiti non potranno più essere utilizzati per elevare sanzioni, che risulteranno automaticamente illegittime.
L’obbligo di registrazione e le conseguenze per i Comuni
La registrazione sul portale ministeriale diventa una condizione imprescindibile per l’uso legittimo degli autovelox. Se un Comune o un’autorità locale non completa l’inserimento dei dati entro i termini stabiliti, il dispositivo dovrà essere spento e non potrà più emettere verbali. Le multe elevate da apparecchi non registrati saranno considerate illegittime e potranno essere contestate dagli automobilisti.
Questo meccanismo introduce un importante strumento di tutela per i cittadini, che potranno verificare la regolarità dei dispositivi attraverso la consultazione della banca dati ministeriale. La normativa impone inoltre l’inserimento di elementi tecnici indispensabili, trasformando il censimento in un’operazione di trasparenza e controllo che va oltre la semplice contabilità degli apparecchi.

Il problema irrisolto dell’omologazione
Accanto al censimento, rimane aperta una questione cruciale: quella dell’omologazione. Molti dispositivi attivi sul territorio nazionale non dispongono infatti di un’omologazione conforme, pur essendo stati formalmente approvati. La Corte di Cassazione ha ripetutamente chiarito che approvazione e omologazione non sono sinonimi, alimentando dubbi sulla legittimità delle multe emesse da apparecchi non completamente in regola.
Si stima che una parte significativa degli autovelox attuali non rispetti i requisiti di omologazione, generando contenziosi e richieste di annullamento dei verbali. Il censimento, pur introducendo maggiore trasparenza, non risolve automaticamente questo nodo giuridico e non può “legalizzare” dispositivi privi della corretta certificazione tecnica.
Verso un sistema più trasparente
Il censimento rappresenta un passo importante verso un controllo della velocità più regolamentato e verificabile. Rendere pubblici i dati sugli autovelox consente ai cittadini di controllare la legittimità dei dispositivi, eliminando la presenza di apparecchi “fantasma” che riducono la fiducia nel sistema sanzionatorio. Una banca dati ufficiale può inoltre contenere le controversie e fornire prove certe in caso di contestazioni.
Resta da vedere se l’applicazione della normativa procederà senza ostacoli: l’efficacia del censimento dipenderà dalla capacità delle amministrazioni locali di rispettare le scadenze e da un monitoraggio rigoroso da parte del Ministero. La speranza è che la sicurezza stradale prevalga su logiche di semplice introito economico, come accaduto in passato con l’installazione di autovelox orientati più agli incassi che alla prevenzione degli incidenti.
Clicca qui per iscriverti al nostro canale Telegram
Clicca qui per mettere "mi piace" alla nostra pagina Facebook
Riproduzione riservata © - MM
