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L’armistizio dei prezzi delle auto elettriche: la mossa strategica di Pechino
Un’esclusiva svolta di mercato nel regno delle auto elettriche cinesi – cosa cambia per i costruttori? Cosa c’entra la Cina.
Dopo sei mesi di intensa battaglia sui prezzi, il mercato delle auto elettriche in Cina subisce un deciso cambiamento. Pechino impone una “tregua” ufficiale e costringe svariate case automobilistiche a fermare le loro politiche di riduzione dei listini. Secondo diverse fonti giornalistiche, 16 tra i piĂą importanti produttori, inclusi Tesla, Byd e Geely, sono stati convocati al China Auto Forum di Shanghai per sottoscrivere un accordo imposto dal Ministero dell’Industria e dell’Information Technology.
Nonostante non sia vincolante, l’accordo presenta quattro principi che dimostrano l’attenzione delle autoritĂ centrali nella gestione dello sviluppo del settore. Tali principi, in pratica, bypassano le regole classiche delle economie di libero mercato. Tra questi, si richiede alle case di “mantenere una concorrenza leale senza interromperla con prezzi anomali“, “non esagerare o utilizzare pubblicitĂ ingannevoli per attirare attenzione o acquisire nuovi clienti“, “porre la qualitĂ al primo posto“, e “promuovere i valori fondamentali del socialismo, assolvere responsabilitĂ sociali e prevenire rischi“.
L’accordo: un patto di Fair Play?
L’armistizio arriva in un periodo di stallo nella continua riduzione dei listini, probabilmente dovuto ai primi segnali di saturazione della domanda per le auto elettriche. Questo è solo l’ultimo esempio dell’interventismo di Pechino nel settore automobilistico.
La Cina sta promuovendo la transizione verso la mobilitĂ elettrica non solo attraverso la domanda, rinnovando gli incentivi fiscali all’acquisto per altri quattro anni e stanziando risorse per oltre 65 miliardi di euro, ma anche supportando l’offerta con strumenti come tassi di interesse ridotti su prestiti bancari o generosi programmi di finanziamento della ricerca.
Tuttavia, la riduzione dei prezzi da parte di Tesla a inizio gennaio, seguita da altre case automobilistiche, ha suscitato preoccupazioni nel governo. Di conseguenza, è stato richiesto all’Associazione cinese dei produttori di automobili di radunare 16 aziende per firmare l’accordo. Tra i firmatari, oltre a Tesla, Byd e Geely, vi sono Faw, Baic, Jac, Dongfeng, Gac, Saic, Sinotruk, Great Wall, Chongqing Changan e Chery.
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