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Lancia Stratos: mezzo secolo di una belva da rally
Compie 50 anni la Lancia Stratos, un modello entrato di pieno diritto nella storia del motorsport e della Casa automobilistica torinese.
“Già nel momento in cui ti sedevi, avevi la sensazione di trovarti in una macchina da corsa e ti caricava. La sua magia era che quando andavi al limite, te ne rendevi perfettamente conto. Con lo scarico sei in uno aveva un suono da Formula 1”. Non ci sono forse parole migliori per descrivere cos’abbia significato la Lancia Stratos delle parole che Tony Carello proferì sul suo conto. Presentata al Salone di Torino nel 1970, la Strato’s Zero presentava dei tratti peculiari, che la distinguevano da qualsiasi proposta su piazza. Spinta dal motore della Fulvia 1.6 HF, collocato nella zona posteriore, era stata espressamente concepita per lasciare di stucco il pubblico, come ogni showcar che si rispetti.
Talmente era bassa e filante da non avere manco le portiere. Il diesse dell’epoca del marchio piemontese, Cesare Florio, trovò argomenti convincenti per convincere il boss, Pier Ugo Gobbato, a prestare il proprio consenso. Mosso da una personalità fuori dagli schemi, Florio desiderava togliersi tante soddisfazioni nel mondo delle corse. In particolare, aveva adocchiato il rally, terra di conquista del modello finale, che alla metà del decennio tenne legge. Il propulsore scelto fu il 6 cilindri a V della Fiat Dino 246, nonostante nei piani alti più di qualcuno storse il naso.
Man bassa di trionfi
Alla fine, fu una brillante intuizione, anche perché, sebbene nella versione commerciale furono inizialmente prodotte appena 500 unità (necessarie per le normative della competizione), conferì enorme prestigio all’azienda. Sul mercato per 10.725.000 lire e dai consumi elevati, disponeva di motore centrale posteriore e di sospensioni MacPherson.
Bastava sedersi su uno dei due posti per avvertirne un’aura speciale. In livrea biancorossa Marlboro, nel Gruppo 4 si aggiudicò due titoli iridati costruttori, uno nella categoria piloti, tre trionfi consecutivi in quel di Montecarlo e permise a Sandro Munari di aggiudicarsi la Coppa Mondiale FIA Piloti Rally nel 1977. Fu così che assurse alla leggenda.
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