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Gruppo Volkswagen: “Previsioni incerte per guerra Ucraina e crisi microchip”
Il Gruppo Volkswagen evita di fare previsioni certe data la guerra in corso tra Russia e Ucraina, abbinata alla crisi dei microchip.
Il Gruppo Volkswagen se non se la sente di azzardare “previsioni certe” sulle conseguenze del conflitto tra Russia e Ucraina visto il rischio che “ulteriori sviluppi possano avere effetti negativi sull’attività del Gruppo”.
In un comunicato stampa la società di Wolfsburg segnala il “collo di bottiglia” degli approvvigionamenti e “l’imprevedibilità del mercato delle materie prime”. Inoltre, ad avviso della compagnia, incide “il possibile effetto negativo dovuto a un peggioramento della pandemia da Covid 19 e alla crisi dei semiconduttori”.
Il trimestre iniziale di Volkswagen si è chiuso con un margine operativo lordo preliminare di otto miliardi e mezzo di euro. È quanto si apprende da una nota, dove si sottolinea che “la guerra in corso in Ucraina sta avendo un forte impatto sui tassi di cambio e sui prezzi delle materie prime, con i primi effetti visibili sul fronte delle forniture”.
Poste finanziarie straordinarie
Il Gruppo Volkswagen prevede un impatto positivo di tre miliardi e mezzo di euro da poste finanziarie straordinarie, non ancora contabilizzate, derivanti da manovre speculative sulle materie prime. Il conglomerato ipotizza un miliardo e mezzo di cassa dalla divisione auto, con una liquidità netta globale di 31 miliardi di euro, comprendendo il rimborso di un bond ibrido da 1,1 miliardi e l’emissione, in concomitanza, di due bond ibridi per 2,25 miliardi nello scorso mese di marzo.
Le rilevazioni effettuate dagli analisti del colosso delle quattro ruote non possono, ovviamente, prendere atto degli sviluppi della guerra in territorio ucraino. Il comunicato diffuso nelle scorse ore lo sottolinea ulteriormente, al fine di garantire una maggiore chiarezza sia alla stampa specializzata sia, soprattutto, agli azionisti. I problemi di logistica stanno togliendo il sonno a tutti gli attori della filiera e le dichiarazioni del Gruppo Volkswagen ne costituiscono un’ulteriore prova.
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