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Germania, altro colosso automotive in ginocchio per la crisi

L’UE cerca soluzioni per la crisi del settore automotive. Intanto in Germania altri 10.000 posti di lavoro sono a rischio.
Preoccupa la crisi economia che attanaglia la Germania, dove il 2024 si è chiuso con una serie di agitazioni sindacali alla Volkswagen dopo la decisione, poi rientrata, di chiudere alcuni stabilimenti produttivi sul suolo tedesco. Altre realtà del settore hanno dichiarato fallimento, come la MBW e la situazione non sembra destinata a migliorare in questo inizio 2025.
Una crisi che rischia di coinvolgere anche il nostro Paese, dove, soprattutto in Piemonte, operano molte aziende dell’automotive realizzando componentistica per le case automobilistiche tedesche. E’ evidente che una parte importante delle responsabilità per la situazione in cui versa il settore auto debba essere imputata alla scelta opinabile dell’UE di bandire i motori termici dal 2035. E se ne sono accorti pure a Bruxelles, dove si sta ragionando come e dove modificare le normative che ora sono sul banco degli imputati.
Neutralità tecnologica e prospettive future
Uno dei nodi centrali del dibattito riguarda la neutralità tecnologica. L’Associazione dei Costruttori Europei di Automobili (Acea) e la Clepa, rappresentante dei fornitori di componenti, sostengono che la transizione debba includere e-fuel e tecnologie ibride, anziché puntare esclusivamente sull’elettrico. Durante il forum di Davos, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha rilanciato l’idea di incentivi e agevolazioni fiscali per favorire la diffusione delle nuove tecnologie.
Inoltre, si discute l’ipotesi di una moratoria sulle sanzioni per le emissioni di CO2, per consentire all’industria di adeguarsi senza penalizzazioni eccessive.
Strategie di contenimento e intervento dell’UE
Nel frattempo, l’Unione Europea sta cercando di trovare soluzioni per il comparto automotive, avviando un Dialogo Strategico con le aziende del settore.
Un primo incontro, voluto dalla presidente Ursula von der Leyen, si è tenuto il 12 febbraio, con l’obiettivo di individuare misure concrete per sostenere la transizione ecologica. Tra le proposte emerse, spicca la necessità di un piano europeo per l’espansione delle infrastrutture di ricarica, visto che il 60% delle colonnine si concentra in soli tre Paesi.
Intanto che si pensa alle colonnine di ricarica (ma senza pensare a dove poi attingere l’energia per alimentarle), la situazione si fa sempre più seria. Ed un altro gruppo importante, dopo Volkswagen, annuncia la necessità di ridurre la propria forza lavoro in Germania.

Continental riduce il personale per affrontare la crisi
Continental, colosso tedesco dell’automotive, ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede il taglio di 10.000 posti di lavoro entro il 2026. La decisione si inserisce in un contesto di forte crisi del mercato europeo dell’auto, con una riduzione della domanda e un rallentamento della transizione elettrica.
La Germania sarà la più colpita, con oltre 5.000 licenziamenti previsti in centri nevralgici come Francoforte, Ingolstadt e Regensburg. Anche le controllate Elektrobit e Continental Engineering Services subiranno riduzioni significative, con 900 posti eliminati, di cui 660 in territorio tedesco. Il ridimensionamento segue la scia di altre aziende del settore, come Schaeffler, ZF Friedrichshafen e Bosch, anch’esse costrette a rivedere i propri organici.
Per ridurre l’impatto sociale della riorganizzazione, Continental ha scelto di puntare su una diminuzione naturale del personale, evitando licenziamenti diretti e bloccando le nuove assunzioni.
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