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Dazi USA: previste perdite importanti per Stellantis e Volkswagen

I nuovi dazi USA su Canada, Messico e Cina colpiscono l’industria automobilistica. I prezzi delle auto potrebbero aumentare del 25%.
Da ieri sono in vigore i dazi imposti dagli Stati Uniti sui prodotti provenienti da Canada e Messico, con una tariffa del 25%. Contemporaneamente, i dazi sui prodotti di origine cinese sono aumentati dal 10% al 20%.
Il settore più colpito è quello automobilistico, in particolare le case che hanno stabilimenti produttivi in Messico per rifornire il mercato nordamericano. E si teme che un provvedimento del genere possa essere esteso prossimamente anche all’Europa.
L’automotive tra i settori più penalizzati
Le aziende più esposte ai nuovi dazi sono Stellantis e Volkswagen, con perdite stimate rispettivamente in 3,44 miliardi di euro e 1,77 miliardi di euro. La notizia ha avuto immediate ripercussioni sui mercati finanziari: le azioni di Stellantis hanno perso oltre il 6% a Milano, mentre quelle di Volkswagen sono scese di oltre il 4% a Francoforte. Anche BMW e Mercedes hanno registrato cali significativi.
L’impatto delle nuove tariffe non si limita ai costruttori automobilistici, ma coinvolge anche i fornitori di componenti con stabilimenti in Canada e Messico. Tra questi, Continental ha annunciato che valuterà le conseguenze prima di prendere decisioni strategiche. L’industria europea teme che gli Stati Uniti possano introdurre provvedimenti simili anche per i prodotti provenienti dall’Unione Europea.

Possibili aumenti dei prezzi delle auto
Le case automobilistiche hanno avvertito che le nuove tariffe porteranno a un aumento significativo dei prezzi delle vetture negli Stati Uniti, con rincari che potrebbero arrivare fino al 25% sul costo finale. Il provvedimento rischia inoltre di interrompere la catena di approvvigionamento integrata tra i tre paesi nordamericani, rallentando la produzione e aumentando i costi.
Nonostante le preoccupazioni del settore, la United Auto Worker (UAW), il sindacato dei lavoratori dell’auto, ha espresso sostegno ai dazi, elogiando l’amministrazione Trump per le sue “azioni aggressive” volte a limitare il libero scambio e a favorire la produzione interna, confidando che questo tipo di politica costringerà le aziende a riportare le produzioni negli stabilimenti USA.
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