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Daihatsu vuota il sacco: “abbiamo truccato i test di sicurezza”
Daihatsu ammette di aver manipolato i test di sicurezza nei prodotti realizzati per conto della casa madre Toyota.
Messa nel mirino con l’accusa di aver manipolato i test di oltre 88 mila vetture, la Daihatsu ammette le proprie colpe. Si tratta perlopiù di veicoli immessi in commercio con il marchio Toyota. Nello specifico, l’infrazione riguarda 76.289 Yaris, assemblate lo scorso agosto tra Malesia e Thailandia, poi destinate alle concessionarie messicane, thailandesi e del Golfo Persico. A loro si aggiungono le 11.834 Perodua Asia, costruite e vendute in Malesia. A seguito di alcune segnalazioni interne, la Daihatsu ha intrapreso l’indagine, da poco cessata. La commissione incaricata a occuparsene ha rilevato degli “illeciti nella domanda di omologazione per i test di collisione laterale”.
Difatti, nel corso dei canonici test, “il rivestimento interno della porta del sedile anteriore è stato modificato in modo improprio e vi è stata una violazione delle procedure e delle metodologie di verifica degli urti previste dalle normative”. Alla luce di quanto appreso, la Daihatsu ha interpellato le istituzioni in materia, stoppato la messa in vendita delle unità coinvolte e avviato degli accertamenti, i quali avranno il compito di stabilire i responsabili dell’accaduto, nonché di adoperarsi affinché episodi del genere non ricapitino più. “Ci scusiamo profondamente per aver tradito la fiducia dei nostri clienti e delle altre parti interessate e per aver causato grandi disagi e preoccupazioni”, ha dichiarato la compagnia.
Le scuse di Akio Toyoda
Intanto, l’ex presidente della casa madre Toyota, Akio Toyoda (sostituito il 1° aprile da Koji Sato), ha espresso a nome della Casa dei Quattro Anelli le scuse ai consumatori, avendone tradito la fiducia. “Procederemo con un’indagine dettagliata, ma promettiamo di capire con decisione cosa è successo, indagare sulle vere intenzioni e lavorare sinceramente per evitare che si ripeta. Però, avremo bisogno di un po’ di tempo”.
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