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Bugatti, l’elettrico può attendere: il futuro sarà ancora a benzina
Bugatti fa marcia indietro e, attraverso il suo nuovo Ceo Mate Rimac, annuncia di non voler abbandonare i motori a benzina.
Reduce da un 2021 dove ha raggiunto il picco storico nei suoi 112 anni di onorata carriera, con 150 hypercar consegnate alla clientela, Bugatti compie marcia indietro e, attraverso i suoi portavoce ufficiali, sottolinea che il prossimo gioiello, altamente esclusivo, sarà provvisto di un tradizionale motore termico, anziché di uno elettrico.
L’annuncio, riportato da RobbReport, magazine Usa specializzato nel lusso, è ancora più sorprendente perché le dichiarazioni provengono direttamente dal neo amministratore delegato del brand transalpino, Mate Rimac, il quale ha da poco completato la fusione tra il suo marchio di supercar con la spina e la Bugatti.
In un filmato, Mate Rimac ha dichiarato di “non voler parlare molto di progetti futuri, ma posso garantire che si sarà da rimanere sbalorditi. Si rimarrà particolarmente stupiti dalle caratteristiche che non sono state ancora viste su nessun’altra automobile, e sto spingendo anche per un motore a combustione”. Quindi, ha concluso: “C’è un futuro per i motori a combustione in Bugatti”.
L’hypercar a cui il businessman croato fa riferimento potrebbe essere la candidata ideale per prendere il posto dell’attuale Chiron, costruita nel 2016. E il rumor secondo cui la nuova Bugatti by Rimac vedrà la luce nel 2024 coinciderebbe perfettamente con il ciclo di vita del modello uscente. Al di là della scelta dirigenziale di non lasciare l’alimentazione a benzina, finora mancano informazioni sulla soluzione che la nuova proprietà sta vagliando. Non è azzardato immaginare che consista in una versione progredita del W16 da 8 litri, che ha contraddistinto Chiron, Veyron e ogni altra hypercar dell’era moderna targata Bugatti.
I possibili motivi del dietrofront
Dietro alla presa di posizione, indicano gli analisti, figurerebbero due motivi. Anzitutto, come sempre accade in un tale segmento d’élite, la prevendita delle vetture avviene con largo anticipo, e perciò il diktat potrebbe essere giunto proprio dai clienti. Inoltre, appartenendo a un piccolo gruppo, l’azienda si troverebbe nella favorevole posizione di poter compensare le elevate emissioni di anidride carbonica del W16 con i valori medi della ‘flotta’. Qualcosa di impossibile, laddove Bugatti avesse dovuto rendere conto a Volkswagen.
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