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Auto: un futuro sempre più roseo per la Cina tra Russia ed Europa
Per i costruttori dalla Cina il futuro sembra sempre più roseo. Le case cinesi non stanno solo accrescendo la loro proiezione internazionale.
Per i costruttori dalla Cina il futuro sembra sempre più roseo. Le Case del Dragone non stanno solo accrescendo progressivamente la loro proiezione internazionale, in particolare in Europa, ma potrebbero anche acquisire enormi benefici in Russia. Occupando lo spazio lasciato libero dai loro concorrenti occidentali.
Le fabbriche automobilistiche cinesi hanno esportato 499.573 veicoli a batteria, 2,6 volte in più rispetto al 2020 e quasi il doppio rispetto al secondo maggior produttore mondiale. La Germania, infatti, ha sì raddoppiato il suo export ma si è fermata a circa 230 mila unità. Mentre gli Stati Uniti sono scesi del 30% a quasi 110.000 unità e il Giappone ha assistito a un miglioramento del 24% ad appena 27.400 unità. La Cina rappresenta il 57,4% della produzione globale di veicoli elettrici (3,99 milioni), a fronte del 22% dell’Europa, del 12% degli Usa e dello 0,9% del Giappone.
Le Case cinesi, fino a pochi anni fa erano totalmente inadeguate a presidiare i mercati internazionali con le loro endotermiche, stanno dunque sfruttando le loro capacità interne nell’elettrico per ampliare progressivamente la loro presenza all’estero e approfittare di alcune “decisioni istituzionali”.
Tra l’altro, l’espansione cinese non è destinata a fermarsi a specifici segmenti del mercato, come le elettriche. Le Case del Dragone sembrano ben posizionate per assumere una posizione preminente anche in Russia approfittando delle conseguenze “diplomatiche” della guerra in Ucraina. I costruttori tedeschi, francesi o giapponesi, come Volkswagen, BMW, Renault o Toyota, hanno deciso di sospendere le loro attività produttive negli impianti russi o di fermare le esportazioni a causa delle sanzioni imposte dai Paesi occidentali.
Il mercato russo
La Cina, che non ha aderito ai provvedimenti sanzionatori occidentali, si dice pronta a “un ruolo di mediazione”. Ma, intanto, sta alla finestra pronta ad approfittare delle conseguenze economiche delle tensioni tra Mosca e l’Occidente. Non a caso, le Case cinesi presenti sul mercato russo non hanno proferito verbo sulle loro intenzioni.
Aziende come Great Wall, proprietaria di una fabbrica a Tula (circa 200 chilometri a Sud di Mosca). Geely, presente in Bielorussia con uno stabilimento vicino Borisov, e Chery, da tempo in trattative con la AvtoTor per assemblare veicoli a Kaliningrad. Hanno acquisito importanti posizioni sul mercato russo e ora potrebbero approfittare della situazione per aumentare ulteriormente la loro presenza. Visto che, in caso di sanzioni prolungate nel tempo, agli occidentali sarà sostanzialmente impedito di operare in Russia.
Infatti, secondo dati riportati da Automotive News, le esportazioni di veicoli “Made in China” verso la Federazione russa sono quasi triplicate nel 2021 fino sfiorare le 123 mila unità, a dimostrazione di quanto la Russia stia diventando sempre più dipendente dalla Cina.
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