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A rischio 73mila posti di lavoro per via della transizione ecologica
Federmeccanica e Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil si sono unite per affrontare la spinosa questione della transizione ecologica nel mondo dei motori.
Se lo stop alla vendita di nuove auto che producono emissioni di carbonio nel 2035 non venisse “accompagnato” da interventi “straordinari” e “strutturali” si rischierebbero 73mila posti di lavoro.
Uno scenario negativo all’orizzonte per il mondo dei motori e che sta spingendo i principali sindacati a chiedere con urgenza un incontro con il premier Mario Draghi e i ministri interessati per affrontare questa situazione di emergenza.
Iniziano ad arrivare i primi esuberi, anche se volontari e legati ad intese prese nel passato: oggi sono infatti stati siglati dai sindacati con Stellantis accordi per 714 uscite volontarie.
Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm Uil, è stato perentorio: “siamo in una situazione di emergenza, una situazione drammatica: nell’ultimo mese 3000 lavoratori hanno lasciato la propria azienda, per via della transizione ecologica soltanto annunciata”.
L’obiettivo, quindi, rimane tutelare l’occupazione e il futuro industriale del paese. Bisogna tornare a produrre in Italia 1,5 milioni di veicoli per salvaguardare l’industria e l’occupazione nel nostro Paese ed essere competitivi sul mercato globale ed europeo.
A testimoniare la drammaticitĂ della situazione, i sindacati ricordano che nel 2019 sono state utilizzate 26 milioni di ore di cassa integrazione, nel 2021 quasi 60. L’Italia è passata da secondo a ottavo produttore di auto in Europa.
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