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Rallenta la crisi dei chip: ma i costi sono diventati altissimi
La crisi dei chip pare abbastanza calante, ma se questo sembra un fatto positivo per i prezzi non lo è assolutamente.
Il Chip crunch, ossia la crisi che ha ridotto al minimo la quantità di processori e frenando l’industria pare stia finalmente verso la strada giusta. Parliamoci chiaro non è ancora finita, ma i grandi marchi cominciano a vedere la la luce nel secondo semestre. Volkswagen e Mercedes hanno alzato la produzione repentinamente, BMW prosegue stabilmente e questi sono tutti segnali positivi.
Ma ricordiamo che se pian piano si sta superando la pandemia e la guerra comincia ad attenuarsi dall’altra la domanda consumer di dispositivi elettronici è aumentato oltre ogni aspettativa (+20%).
La crescita dei prezzi a dismisura
Altro lato negativo per quanto riguarda i Chip è l’inflazione che sta mettendo in ginocchio l’Europa, gli Stati Uniti e la Cina. I prezzi corrono ma non gli stipendi, grandi marchi come Samsung hanno avuto cali spaventosi per le vendite di PC e processori come Intel e Amd. Il tracollo è causato oltre che dalla guerra soprattutto per i lockdown durante la pandemia.
Secondo Nikkei anche Samsung Electronics ha sospeso alcuni ordini e domandato a diversi fornitori di stare in standby con le consegne per settimane. Amd ha già confermato una decelerazione delle vendite dei pc e Intel ha già ammesso che fino al 2024 ci sarà poco da esultare.
Quest’anno nel 2022 si è assistito ad un grande incremento senza tempo, in media le schede video costano il 61% in più; mentre smartwatch e console +8% di incremento; fotocamere e tablet oltre il +30%; PC e notebook +17%. Per concludere anche il 21%+ degli smartphone.
Il consiglio per gli utenti è molto semplice, monitorate i prezzi costantemente e acquistate solo quando il prezzo medio scende di una quantità netta che sia visibile come risparmio se non vorrete vedere il portafogli vuoto.
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