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Volvo: centro di Changdu raggiunge il 100% di neutralità energetica
Lo stabilimento della Volvo sito a Changdu, in Cina, ha raggiunto il traguardo della neutralità energetica ed è in ottima compagnia.
Per un sacco di tempo la Cina era ritenuta una grande fabbrica a basso costo, che realizzava prodotti scadenti con processi non particolarmente evoluti né rispettosi dell’ambiente. Ma negli ultimi anni è avvenuto un cambiamento radicale, con le compagnie pronte a chiamare in causa il Paese asiatico per stringere proficue intese. Tra queste Volvo si è mossa in anticipo, per la precisione nel 2010, quando è stata assorbita da Geely e con essa si è avviato un efficace percorso di riqualificazione avente per protagonisti anche i centri del territorio asiatico. Ad aprire le danze la struttura di Chengdu, prima a sfornare le vetture del marchio scandinavo su scala planetaria.
In parallelo ai piani di sviluppo commerciale e produttivo, Volvo ha dato il via a un processo di graduale decarbonizzazione delle proprie attività in loco. Grazie ad alcuni contratti con aziende certificate, Chengdu ha ottenuto la neutralità energetica nel 2020. Il motivo è da attribuirsi a forniture provenienti da fonti rinnovabili, capaci di coprire la totalità del fabbisogno di elettricità con un risparmio pari a 11 mila tonnellate di anidride carbonica l’anno.
Daqing all’avanguardia
Nel 2021 ha centrato l’obiettivo anche Daqing, la cui fabbrica, edificata nel 2019, ha apportato un contributo per la riduzione del 90 per cento dell’attività globale della compagnia svedese a impatto zero, prendendo pure in considerazione i già virtuosi centri del Vecchio Contnente, siti in Torslanda e Gent.
Al momento il colosso dei motori si sta adoperando con imprese fornitrici della rispettiva filiera per promuovere pure la loro conversione e tagliare la media delle emissioni di CO2 per ogni prodotta del 40 per cento entro il 2025, in confronto ai valori del 2018, per poi giungere a definire l’intera catena di approvvigionamento “carbon neutral” entro il 2040. Nello specifico, Chengdu trae il 65 per cento dell’energia fornita alla fabbrica da una grande centrale idroelettrica, mentre il resto proviene da impianti solari, eolici e biomasse.
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