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Regno Unito, è allarme rosso tra i costruttori: cosa sta succedendo
I costruttori del Regno Unito stanno vivendo un periodo molto difficile: ecco cosa sta succedendo e da cosa deriva tale preoccupazione.
I costruttori di tutto il Regno Unito non dormono sogni sereni. All’interno del settore, il forte squillo di un allarme rosso disturba infatti le nottate di tutti i professionisti coinvolti. E la cosa ancora più strana, è che il motivo è purtroppo più che palese.
Come spesso accade e come spesso è questo un motivo delle preoccupazioni altrui, le ragioni dietro questo clima di allarmismo sono prevalentemente economiche. E riguardano il settore elettrico, un mercato caratterizzato al momento da grande prosperità.
La manovra accennata tempo fa sui motori a benzina sarà solo una semplice conseguenza.
Cosa sta succedendo all’estero?
Dal 2025, entreranno in vigore nuove leggi riguardanti le emissioni. L’obiettivo comune è quello di limitare la loro produzione fino ad azzerare, così che gli obiettivi prefissati per la sostenibilità vengano raggiunti entro la data prestabilita, ad oggi sempre più vicina.
Le sanzioni previste per i trasgressori di queste leggi ammontano ad una cifra di circa 15 miliardi di euro. In particolar modo, i costruttori del territorio preso in esame rischiano di pagare multe dal valore di 6 miliardi di sterline. Circa 7 miliardi di euro, in sostanza.
La normativa nello specifico stabilisce che il 22% delle auto presenti sul mercato inglese debbano essere elettriche. Entro il 2030 dovranno tuttavia rappresentare il 100%. A questo punto, viene lecito chiedersi: a che punto si trova il mercato?
La situazione “elettrica” all’estero
Al momento, nel territorio indicato, mancano all’appello poco meno di 100.000 veicoli elettrici, trovandosi così al di sotto della soglia stabilita. Situazione ancora più disastrosa per i furgoni, dove l’obiettivo del 10% di copertura non sarà raggiunto nemmeno a metà.
Rispettando gli obblighi, i costruttori dovranno quindi sostenere una spesa pluri miliardaria. Cosa sempre meno sostenibile, dati i costi già di per sé molto alti delle materie prime. Senza considerare le tensioni geopolitiche che alimentano ancora di più tutto ciò.
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