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Riduzione emissioni inquinanti: scenari allarmanti per l’automotive
La Commissione Europea potrebbe infliggere multe miliardarie alle case automobilistiche per mancato rispetto delle emissioni.
L’industria automobilistica europea affronta una sfida imponente. Entro il 2025, le case produttrici di veicoli come Volkswagen e Stellantis potrebbero dover pagare multe fino a 17 miliardi di euro per il mancato rispetto degli obiettivi di emissione imposti dal Green Deal dell’Unione Europea. Questo pacchetto di norme, volto a ridurre drasticamente le emissioni di CO2, minaccia di impattare pesantemente su un settore già provato dalla concorrenza cinese e da un mercato in contrazione.
Il peso delle sanzioni green sulle case automobilistiche europee
Le multe green potrebbero comportare una stretta sulle produzioni tradizionali e forzare un’accelerazione verso l’adozione di veicoli elettrici, una transizione che molte case produttrici faticano ancora a rendere sostenibile. Per arginare i costi, le aziende potrebbero acquistare crediti di emissione o spostare la produzione fuori dall’Europa, con potenziali ricadute negative sull’occupazione locale e sul tessuto economico dei Paesi coinvolti.
La risposta dell’Italia e le implicazioni per l’Europa
L’Italia, attraverso il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, sta cercando di contrastare l’impatto di queste sanzioni. Urso ha avviato un’azione diplomatica mirata a formare un’alleanza con Francia e Germania, puntando a rivedere le politiche dell’UE. La strategia italiana, illustrata durante un recente incontro trilaterale a Parigi, si basa su una proposta informale definita “non paper”, che verrà discussa in un imminente Consiglio sulla competitività.
Secondo Urso, attendere la revisione ufficiale delle norme nel 2026 sarebbe troppo tardi: “Se non interveniamo subito, tra due anni l’Europa rischia di perdere la sua industria automobilistica”. La posizione italiana è chiara: serve un dialogo più efficace con la nuova Commissione Europea per evitare che le sanzioni ambientali si trasformino in un colpo mortale per il settore.
Le conseguenze di una mancata revisione degli obiettivi ambientali potrebbero includere la chiusura di stabilimenti, il calo della produzione di veicoli tradizionali e un aumento delle importazioni dalla Cina. Confindustria e altre associazioni di categoria, tra cui Anfia, auspicano una forte cooperazione tra i governi europei per affrontare un problema che non riguarda solo il mercato, ma l’identità stessa dell’industria automobilistica europea.
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