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Microchip: l’Europa investe 43 miliardi per scongiurare una nuova crisi
Scottata dal passato, l’Europa ha stabilito di sostenere un investimento da 43 miliardi di euro per la produzione dei microchip.
La storia recente ha insegnato che la crisi dei microchip è un’eventualità concreta, in presenza di particolari situazioni economiche e geopolitiche. Le misure restrittive adottate dai Governi di ogni parte del mondo, contro il diffondersi della pandemia, e la precarietà dei rapporti tra Stati Uniti e Cina hanno avuto un impatto considerevole sull’attività delle Case automobilistiche europee. Di conseguenza, le istituzioni del Vecchio Continente hanno formulato il Chips Act.
Con un piano di investimento dal valore complessivo di 43 miliardi di euro, gli Stati desiderano recitare un ruolo centrale nei prossimi anni. Nello specifico, il proposito è di realizzare il 20 per cento dei microprocessori a livello mondiale, entro la fine del decennio. Nel giro di sette anni è previsto, insomma, il raddoppio della capacità produttiva, sicché, al giorno d’oggi, la quantità raggiunta è del 10 per cento.
Contro la dipendenza da terzi
Così facendo, verrebbe meno la dipendenza da terzi. I termini del documento appena stilato concederanno agli Stati europei l’opportunità di supportare il processo di rafforzamento nel comparto. Laddove la situazione tornasse a farsi grigia, le aziende coperte dai finanziamenti avrebbero l’onere di soddisfare prima le realtà interne.
Per formalizzare l’intesa occorrerà, comunque, dapprima passare attraverso il Parlamento e gli Stati componenti l’UE. In seconda istanza, il testo andrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Solo a quel punto sarebbe ufficiale. “L’Europa sta prendendo il mano il proprio destino. Padroneggiando i chip più avanzati, l’UE diventerà una potenza industriale nei mercati del futuro”, ha commentato su Twitter il massimo responsabile del mercato interno dell’UE, Thierry Breton.
Eppure, le parti avverse non mancano, convinte che i fondi destinati siano insufficienti per perseguire un obiettivo tanto ambizioso. “Il Chips Act non può essere l’unico atto per favorire gli investimenti”, ha osservato la negoziatrice Eva Maydell.
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