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F1, nel futuro un ritorno ai V8 per ridurre i costi?

Il presidente della FIA propone una nuova rivoluzione. Ma i costruttori restano scettici: troppi investimenti già fatti sul regolamento 2026.
L’atteso regolamento tecnico della Formula 1 del 2026 non è ancora entrato in vigore, ma già si parla del suo possibile superamento. Il dibattito, innescato dal presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, ruota attorno all’idea di un ritorno a motori V8 aspirati, più semplici, leggeri e soprattutto economici. L’obiettivo è chiaro: tagliare i costi, alleggerire le vetture e rendere la massima serie più accessibile anche ai nuovi costruttori. Una proposta radicale, che però arriva in un momento delicato, segnato da enormi investimenti sui nuovi propulsori ibridi e da una campagna elettorale interna alla FIA che potrebbe aver influito sui tempi e i toni dell’annuncio.
Il ritorno ai V8: più che nostalgia, strategia
“Serve un motore nuovo, più semplice, più leggero, più economico. È buon senso”, ha dichiarato Ben Sulayem, presentando la sua idea di F1 del futuro: componenti standard per trasmissione, carburante e sistemi ibridi, affiancati a un propulsore V8 termico. Una scelta che ridurrebbe i costi delle attuali power unit – oggi stimati tra 1,8 e 2,1 milioni di dollari – a un quarto. L’ispirazione guarda al passato, ma le motivazioni sono attuali: rendere la F1 più sostenibile economicamente e meno dipendente dalla tecnologia esasperata. Tuttavia, il passaggio dai V10, ipotizzato in un primo momento, ai V8 appare già come un compromesso tecnico, anche per la mancanza di infrastrutture adeguate presso i team attuali.
Le case costruttrici frenano: investimenti già in corsa
Il vero ostacolo alla proposta della FIA è rappresentato dai colossi industriali già coinvolti nei progetti 2026. Audi, ad esempio, ha costruito l’intero piano di ingresso in Formula 1 sul nuovo regolamento, così come Honda ha confermato il proprio impegno con Aston Martin in virtù del quadro normativo attuale. General Motors, con il progetto Cadillac, ha già messo in moto una collaborazione con Ferrari per esordire nel 2025 e sviluppare poi un proprio motore entro il 2029. Cambiare le regole ora significherebbe buttare al vento anni di ricerca e miliardi di dollari. Non a caso, durante la riunione dei motoristi in Bahrain, nessuno dei presenti ha mostrato apertura verso l’ipotesi del V8 standard.

Il cuore del dibattito: innovazione o semplificazione?
L’idea di una F1 con motori, carburanti e cambi standardizzati tocca un punto nevralgico dell’identità della categoria: la libertà tecnica. La massima serie è sempre stata laboratorio d’innovazione e differenziazione, dove ogni team cerca il vantaggio anche attraverso soluzioni uniche. Uniformare le componenti principali rischia, secondo molti addetti ai lavori, di snaturare il DNA della Formula 1.
Ma c’è chi intravede nella proposta una possibile via d’uscita, qualora il regolamento 2026 si rivelasse un fallimento tecnico o commerciale. In quel caso, la FIA potrebbe proporre una revisione anticipata nel 2030. Al momento, però, ogni cambiamento prima del 2031 richiede l’approvazione della maggioranza dei costruttori, una missione tutta in salita. “Se i team non accetteranno, almeno ci avrò provato”, ha concluso Sulayem, consapevole della portata politica e tecnica della sfida.
Con la F1 sempre più proiettata verso l’elettrificazione e la sostenibilità, la visione di Ben Sulayem rappresenta una discontinuità netta, che pone interrogativi sul futuro stesso della categoria. Rilanciare il passato per salvare il futuro: scommessa rischiosa, ma non impossibile.
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