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Tesla i problemi non finiscono mai: rifiutata la registrazione del Robotaxi

La decisione dell’USPTO e il calo delle vendite in Cina mettono in difficoltà il colosso di Elon Musk. Riuscirà l’azienda a risollevarsi? Scopriamolo.
Il 2025 non è iniziato nel migliore dei modi per Tesla, e le ultime notizie non sembrano invertire questa tendenza negativa. Da una parte, l’U.S. Patent and Trademark Office (USPTO) ha rifiutato la registrazione del nome Robotaxi per il progetto di taxi a guida autonoma di Elon Musk. Dall’altra, le vendite del colosso americano stanno subendo un brusco calo in Cina, uno dei mercati più importanti e competitivi al mondo per i veicoli elettrici. Una combinazione di problemi legali, concorrenza interna e tensioni geopolitiche che rischia di compromettere i piani di espansione dell’azienda.
Il rifiuto dell’USPTO: niente “Robotaxi” per Tesla
La decisione dell’U.S. Patent and Trademark Office è stata chiara: il termine Robotaxi non può essere registrato come marchio esclusivo di Tesla. Secondo l’ente statunitense, la parola è considerata troppo generica, poiché ampiamente utilizzata nel settore automobilistico per indicare veicoli a guida autonoma. Questo rappresenta un duro colpo per Elon Musk, che da anni utilizza questa denominazione per promuovere il futuro della sua gamma di taxi elettrici.
La decisione riguarda esclusivamente il nome del veicolo, mentre una richiesta separata relativa al servizio di trasporto passeggeri basato su Robotaxi è ancora in fase di valutazione. Tuttavia, fino a quando non verrà risolta questa questione legale, Tesla non potrà utilizzare il nome in via esclusiva. Non solo: anche il marchio Cybercab ha subito uno stop temporaneo, poiché l’USPTO sta effettuando ulteriori controlli su richieste simili presentate da altre aziende.
In Cina le vendite crollano del 6%
Se le problematiche legali non fossero sufficienti, Tesla deve fare i conti anche con un calo significativo delle vendite nel mercato cinese. Secondo i dati della China Passenger Car Association, ad aprile la Gigafactory di Shanghai ha prodotto 58.459 veicoli tra Model 3 e Model Y, segnando un calo del 6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. La metà di queste auto viene esportata, il che significa che le consegne locali risultano ancora più basse.
La principale causa è l’aumento della concorrenza da parte dei marchi automobilistici locali, che stanno guadagnando terreno grazie a modelli elettrici più economici e tecnologicamente avanzati. A questo si aggiunge un crescente sentimento antiamericano tra i consumatori cinesi, alimentato dalle tensioni geopolitiche e dai legami di Elon Musk con l’ex presidente Donald Trump. Questa situazione ha reso Tesla un bersaglio nel mercato cinese, una condizione che ne sta minando le vendite.

Contromisure: sconti e produzione locale
Per fronteggiare questa crisi, Tesla ha adottato una strategia aggressiva sul fronte commerciale. In Cina, l’azienda ha lanciato una campagna di marketing incentrata sulla produzione locale dei suoi veicoli, con lo slogan “This is Tesla, this is ‘Made in China’”. L’obiettivo è quello di enfatizzare il legame con il territorio per contrastare il sentimento negativo verso i marchi americani.
In parallelo, Tesla sta offrendo sconti diretti e tassi di interesse allo 0% per incentivare gli acquisti. Tuttavia, nonostante queste mosse commerciali, gli analisti stimano che il margine di guadagno per ogni auto venduta in Cina sia ridotto all’osso, probabilmente limitato a poche centinaia di dollari per unità. Un segnale preoccupante per un’azienda che ha costruito il suo impero sull’idea di un’espansione globale senza ostacoli.
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