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Tesla costretta a rimborsare: ha perso un'importantissima causa

Questo caso costringe Tesla a sborsare un risarcimento importante. Ecco cosa è accaduto.
Una sentenza importante scuote il settore dell’auto elettrica e dell’autopilota Tesla: dopo una lunga battaglia legale, la casa automobilistica è stata condannata a rimborsare un cliente statunitense a causa del malfunzionamento della funzione Full Self-Driving; il caso, che ha attirato l’attenzione internazionale, evidenzia come la tecnologia promessa da Tesla non abbia ancora raggiunto la piena autonomia dichiarata.
Marc Dobin, avvocato americano, aveva acquistato quattro anni fa una Tesla Model Y per sua moglie, dotata della funzione FSD, un sistema pubblicizzato come in grado di garantire una guida autonoma avanzata. La scelta era motivata dal peggioramento delle condizioni di salute della consorte, che limitava la sua capacità di guidare in sicurezza. La speranza era che l’auto potesse assicurare maggiore indipendenza, riducendo la necessità di assistenza esterna.
Tuttavia, Dobin si è presto accorto che la tecnologia non rispecchiava le aspettative. L’opzione, acquistata per circa 10.000 dollari, non consentiva una guida autonoma effettiva. Inoltre, il sistema FSD era soggetto a un meccanismo di “punteggio di sicurezza” che limitava l’attivazione della modalità beta, valutando lo stile di guida del conducente. Questa clausola, secondo Dobin, non era stata adeguatamente comunicata nel contratto di acquisto.
Arbitraggi e valutazioni tecniche: Tesla battuta su tutta la linea
Dopo aver richiesto il rimborso, Dobin ha accettato di risolvere la controversia tramite arbitrato, una procedura extragiudiziale favorita da Tesla per queste controversie. Il processo arbitrale, durato circa un anno, si è concluso con una sentenza favorevole al cliente. Un elemento decisivo è stata la testimonianza del tecnico designato da Tesla, che ha evidenziato una scarsa conoscenza del sistema FSD e del contratto in questione, indebolendo la posizione della casa automobilistica.
L’arbitro ha stabilito che le prove raccolte dimostrano che la funzione acquistata era sostanzialmente non funzionante o non disponibile e che, pertanto, il cliente aveva diritto al rimborso integrale della somma spesa. Inoltre, Tesla è stata condannata a sostenere le spese arbitrali, pari a circa 8.000 dollari.
Il verdetto evidenzia le difficoltà che ancora persistono nel campo delle tecnologie di guida autonoma, soprattutto quando vengono vendute come funzionalità “complete” prima di essere effettivamente operative. La vicenda di Marc Dobin rappresenta un caso emblematico di come la comunicazione commerciale e le aspettative dei consumatori possano entrare in conflitto con la realtà tecnica e normativa.

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Tesla, che da anni investe nello sviluppo del suo sistema di autopilota, continua a proporre la funzione FSD come uno strumento in evoluzione, con aggiornamenti software promessi per il futuro. Tuttavia, questa decisione arbitrale sottolinea come l’attuale configurazione non possa essere considerata autonoma in senso pieno, richiedendo ancora la supervisione costante del conducente.
Il caso americano potrebbe aprire la strada a ulteriori contestazioni legali in altri mercati, soprattutto in Europa, dove la regolamentazione sulla sicurezza automobilistica è particolarmente stringente e i consumatori diventano sempre più attenti a ciò che acquistano e alle garanzie offerte. Tesla dovrà probabilmente rivedere il modo in cui presenta e commercializza la sua tecnologia per evitare ulteriori contenziosi e tutelare la propria reputazione a livello globale.
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