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Scatola nera, conveniente solo alle assicurazioni: lo studio
La scatola nera conviene solamente alle assicurazioni, come dimostra uno studio condotto dall’Ivass, l’autorità di vigilanza in Italia.
Fin dalla sua introduzione, la scatola nera ha sempre dato l’impressione di convenire soprattutto alle compagnie assicurative. Eppure, nessuno si era preso la briga di stabilire quanto valesse la pena per chi offre la copertura Rc Auto comprendere la black box. Ci ha pensato l’Ivass, l’Autorità vigilante del settore. Nella “Relazione sull’attività svolta dall’istituto nell’anno 2021”, presentata ieri, martedì 28 giugno 2022, sono contenuti alcuni dati abbastanza interessanti.
Ad esempio, si apprende che “il premio in presenza di scatola nera si riduce in media del 10% rispetto ai contratti senza di essa”. Niente male, in teoria. Peccato che, sempre stando alle rilevazioni effettuate dall’authority, “cambiare compagnia produce – a parità di rischio e clausole contrattuali – un risparmio tra il 12 e il 19%”.
Price walking
Insomma, se l’obiettivo è quello di risparmiare vale la pena lasciare l’operatore attuale, andando a caccia di una nuova Rc Auto. Anche perché, sottolinea l’Ivass, “in diversi casi il premio cresce all’aumentare degli anni di permanenza con la stessa compagnia”. Si tratta del cosiddetto ‘price walking’, una pratica che, contrariamente al buon senso, punisce i clienti fedeli. E questi ultimi risultano essere proprio i fruitori della scatola nera, anche a causa della “difficoltà nel trasferire i dati storici della scatola ad altra compagnia”. “La scatola nera”, denuncia l’Ivass, “riduce la probabilità di cambiare compagnia del 60%”.
“Per le imprese – ha proseguito il massimo organo di vigilanza -, la profittabilità della scatola nera si manifesta attraverso l’effetto di riduzione della frequenza dei sinistri (intorno al -20% a parità di fattori di rischio), ma anche attraverso l’applicazione di prezzi più alti e crescenti applicati agli assicurati fedeli”. Appena uno su undici, in Italia, cambia assicurazione. Difatti, dai picchi, pari al 14-15 per cento, toccati durante il biennio 2014-2015, si è scesi a valori di poco superiori al 9% nel 1° trimestre 2022.
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