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Ponte Morandi, Mion ex ad di Edizione: “seppi del rischio crollo nel 2010, non dissi nulla”
Gianni Mion, ex ad di Edizione, ha confessato in aula di aver saputo che il Ponte Morandi era a rischio crollo otto anni prima.
Arrivano delle sconcertanti dichiarazioni sulle modalità che hanno provocato il crollo del Ponte Morandi di Genova, risalente al 14 agosto del 2018. Nel corso del processo attualmente in corso, si fa carico delle proprie responsabilità Gianni Mion, ex amministratore delegato di Edizione, la holding della famiglia Benetton che all’epoca deteneva il controllo di Autostrade per l’Italia. Nonostante i professionisti interpellati le avessero informate del pericolo, le parti al comando fecero finta di niente negli otto anni successivi.
La ricostruzione dell’accaduto
In aula il dirigente ha ammesso per la prima volta di aver saputo che qualcosa non andava con il Ponte Morandi. “Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose ‘ce la autocertifichiamo’. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico”.Â
Il racconto fa riferimento a un meeting del 2010 che – stando alla testimonianza di Mion – avrebbero preso parte anche il ceo di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci, il direttore generale Riccardo Mollo, Gilberto Benetton e tecnici e vertici della società ingegneristica Spea.
“Fu fatto un errore da parte di Aspi quando acquistò Spea, la societĂ doveva stare in ambito Anas o del ministero, doveva rimanere pubblica – ha proseguito Mion -. Il controllore non poteva essere del controllato. Avevo la sensazione che nessuno controllasse nulla. La mia idea è che c’era un collasso del sistema di controllo interno e esterno, del ministero non c’era traccia. La mia opinione, leggendo ciò che emergeva, è che nessuno controllasse nulla”.
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