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Nuovo Codice della Strada: caos test anti-droga, mancano ancora le regole
E’ sufficiente un test salivare positivo per il ritiro della patente, anche senza alterazione alla guida. Polemiche e dubbi sulla validità del metodo.
La recente riforma del Codice della Strada ha introdotto una delle novità più discusse in materia di guida sotto effetto di sostanze stupefacenti. Non è più necessario dimostrare lo stato di alterazione psico-fisica del conducente mentre è al volante: un semplice test rapido salivare positivo può far scattare il ritiro della patente, anche se la sostanza è stata assunta ore o giorni prima.
Questa modifica ha sollevato numerose polemiche, soprattutto perché le forze dell’ordine attendono ancora linee guida chiare sull’uso di questi test. Intanto, le sanzioni previste dalla legge sono pesanti: multe da 1.500 a 6.000 euro, sospensione della patente fino a due anni e, in alcuni casi, la confisca del veicolo. Per i recidivi, le conseguenze sono ancora più severe, con la revoca definitiva della patente.
Il parere della Cassazione e i dubbi sulla validità dei test
Prima della riforma, per accertare lo stato di alterazione di un conducente, era prassi accompagnarlo in ospedale per eseguire analisi approfondite su urine e sangue. Oggi, invece, il test salivare rapido effettuato sulla strada è considerato sufficiente. Tuttavia, la Cassazione, in una recente sentenza, ha sottolineato che neanche l’esame delle urine può essere considerato sempre affidabile, suggerendo che il test del sangue rimane il metodo più preciso per stabilire se un conducente sia realmente alterato.
La sentenza esaminava un caso precedente alla riforma e dunque non ha effetti giuridici sulle nuove norme, ma ha sollevato ulteriori interrogativi sulla validità dei test rapidi. Inoltre, prima della riforma, gli agenti dovevano valutare il comportamento globale del guidatore, considerando movimenti, eloquio e stato emotivo, una procedura oggi non più richiesta.
Le polemiche e l’autodenuncia dei Radicali
Il nuovo approccio ha scatenato la protesta di diverse associazioni, in particolare quelle che difendono i consumatori di cannabis terapeutica. Tra i più critici c’è Filippo Blengino, segretario dei Radicali Italiani, che nei giorni scorsi si è autodenunciato per guida dopo l’assunzione di stupefacenti come atto di disobbedienza civile. Blengino ha spiegato di aver assunto cannabis il sabato e di essersi messo alla guida il lunedì, in piena lucidità, ma il test salivare ha comunque rilevato la presenza della sostanza, portando al ritiro immediato della patente.
Secondo i contestatori, la norma punisce anche chi, pur non essendo in alcun modo alterato, risulta positivo al test solo perché le tracce della sostanza rimangono nell’organismo per giorni. Il dibattito rimane acceso, mentre le forze di polizia aspettano indicazioni precise sull’applicazione della nuova legge.
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