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Meloni sulla scia della Germania: ecco il progetto segreto

Il Governo italiano sta esplorando la possibilità di riconvertire alcune fabbriche del settore automobilistico. Ecco cosa sappiamo.
La crisi geopolitica e le difficoltà del settore automotive spingono il governo italiano a considerare una riconversione industriale verso la componentistica bellica. Giorgia Meloni, in collaborazione con i ministri dell’Economia, delle Imprese e della Difesa, ha avviato uno studio per sostenere la trasformazione di alcune aziende automobilistiche italiane in produttori di componenti militari.
La crescente diminuzione della vendita di veicoli e la perdita di status del settore automobilistico pongono una seria sfida per le industrie nazionali, particolarmente quelle legate alle forniture per il mercato tedesco.
Un piano a lungo termine per il settore della difesa
Il governo italiano ha messo in piedi un piano a dieci anni, con l’obiettivo di salvaguardare l’occupazione e non perdere la filiera industriale. Sebbene l’Italia non sia ancora pronta a un cambio radicale, è chiaro che le misure devono essere implementate rapidamente, visto che la Germania sta già investendo 200 miliardi di euro nel settore della difesa. Il ministro Giancarlo Giorgetti ha avviato il lavoro con il suo dicastero, mentre i principali ostacoli restano la digitalizzazione delle imprese e la necessità di adattare le linee di produzione.

Le opportunità economiche e politiche della trasformazione
Da un punto di vista economico, la riconversione industriale potrebbe portare notevoli benefici. Uno studio pubblicato dal Senato ha dimostrato che ogni euro investito nel settore della difesa genera un valore aggiunto di 1,60 euro per l’economia. Tuttavia, il cambiamento presenta anche sfide politiche, come evidenziato dal ministro Crosetto, che ha sottolineato la mancanza di una cultura della difesa in Italia.
Il settore della difesa potrebbe diventare un motore di crescita, con aziende come Leonardo, Iveco Defense e persino Ferrari già coinvolte in collaborazioni con il comparto militare. L’Italia è ora chiamata a rispondere a una trasformazione globale in atto, ma mentre si formulano ipotesi sull’eventuale riconversione delle aziende, c’è da affrontare la situazione contingente, nella quale il declino di Stellantis sta assumendo le proporzioni della valanga.
E ancora si attende la nomina di un CEO al posto del dimissionario Tavares, che imprima una nuova strategia, possibilmente diversa da quella fallimentare adottata negli ultimi anni, e che ora rischia di ricadere sulle spalle dei tanti operai che ancora lavorano negli stabilimenti di Fiat, Lancia e Alfa Romeo in Italia, oltre a quelli delle aziende dell’indotto.
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