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L’ascesa dell’Ungheria: la Cina inietta 3 miliardi nel settore auto
L’Ungheria si profila come la nuova potenza dell’automotive europeo grazie all’imponente investimento della Cina.
Il ministro degli Affari Esteri e del Commercio ungherese, Péter Szijjárt, ha recentemente annunciato un investimento da parte della Cina di tre miliardi di euro nel settore automobilistico ungherese. Questa mossa rappresenta un notevole rafforzamento del ruolo dell’Ungheria come principale destinazione per gli investimenti stranieri nell’Europa centrale.
Durante i colloqui con il ministro del Commercio cinese, Wang Wentao, a Pechino, Szijjárt ha delineato l’ambizioso piano di investimento. L’annuncio è stato rilasciato attraverso il portale governativo ungherese, About Hungary, che ha confermato la partecipazione di cinque grandi aziende cinesi.
Di queste, quattro sono interessate a investire nel settore delle auto elettriche in Ungheria, un comparto che già fornisce componenti all’industria automobilistica tedesca. Questo progetto si prevede di rafforzare ulteriormente la posizione dell’Ungheria nel mercato automobilistico europeo e globale.
L’Ungheria come centro di attrazione per gli investimenti cinesi
Szijjárt ha affermato che le aziende di Pechino considerano l’Ungheria come una delle destinazioni più attraenti per i loro investimenti nell’Europa centrale. Questa considerazione è corroborata dai dati, dato che l’Ungheria ha registrato il maggior volume di investimenti cinesi nella regione alla fine del 2022.
L’imminente iniezione di capitale rappresenta un’opportunità significativa per l’Ungheria di consolidare la sua posizione come leader nell’industria automobilistica. Inoltre, l’investimento cinese potrebbe innescare una spirale virtuosa di ulteriori investimenti stranieri, alimentando la crescita economica e l’innovazione nel Paese.
Con il sostegno del gigante asiatico, l’Ungheria sembra pronta a rivoluzionare il settore dell’automotive, posizionandosi come un attore chiave nel mercato delle auto elettriche. Questo accordo rappresenta non solo una vittoria per l’Ungheria e la Cina, ma anche un potenziale cambiamento di paradigma nell’industria automobilistica europea.
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