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Italia, Francia e Germania unite contro la stretta green
Gli industriali dei tre Paesi si oppongono allo stop ai motori termici: priorità alla competitività e innovazione per evitare la desertificazione.
L’industria europea si trova a un bivio cruciale. Durante un vertice a Parigi, i rappresentanti di Italia, Francia e Germania hanno ribadito la necessità di salvaguardare la competitività del settore automobilistico, mettendo in discussione le attuali politiche ambientali. L’obiettivo è conciliare la transizione ecologica con le esigenze produttive, evitando un’imposizione normativa che potrebbe penalizzare le industrie europee a vantaggio di competitor globali, come la Cina.
La svolta green sta provocando uno tsunami industriale
Tra i punti più controversi c’è la stretta sulle emissioni di CO2 e la transizione esclusiva verso l’elettrico entro il 2035. Gli industriali, sostenuti da figure politiche come il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, sottolineano come questa scelta sia prematura e rischi di desertificare il tessuto industriale del continente. Tajani ha evidenziato che, sebbene la green economy rappresenti un’opportunità, è fondamentale garantire tempi e modi giusti per evitare conseguenze irreparabili sul mercato del lavoro e sulla capacità produttiva europea.
La convergenza tra i tre Paesi chiave riflette un’alleanza strategica per ripensare le politiche ambientali dell’Unione Europea. Tra le proposte, vi è un approccio più graduale alla riduzione delle emissioni e incentivi per favorire l’innovazione tecnologica senza imporre un’unica soluzione, come l’elettrico. La necessità di coinvolgere i governi nazionali e di adottare una visione comune è stata ribadita da rappresentanti di associazioni come Confindustria e Medef.
Il futuro dell’industria automobilistica europea dipenderà dalla capacità di coniugare sostenibilità e competitività. La posta in gioco è alta: salvaguardare milioni di posti di lavoro, mantenendo il continente all’avanguardia nella produzione. I leader europei dovranno trovare un equilibrio tra obiettivi climatici ambiziosi e realtà economiche, evitando scelte che potrebbero mettere a rischio l’intero settore industriale.
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