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Il ricordo di Marco Simoncelli a dieci anni dalla scomparsa
Il 23 ottobre 2011 a Sepang in Malaysia, il numero 58 correva la sua ultima, fatale, corsa
Fa strano a dirsi, eppure sono già dieci. Il 23 ottobre 2011 gli appassionati di Moto GP, di sport, l’Italia tutta, si è fermata davanti alla televisione. Quel volo infernale sulla pista malaysiana è un ricordo indelebile per molti. A tratti surreale, a tratti solamente tragico, i telecronisti che non trovano le parole per descrivere l’accaduto. E dire che il Sic di anni ne aveva solamente ventiquattro, troppo pochi per lasciare questo mondo: un pensiero che si leggeva, mischiato a lacrime e incredulità, sui volti dei familiari, del padre e della madre, ma anche su quello di Kate, la sua fidanzata.
Simoncelli aveva cominciato a correre a 7 anni, un’età in cui per i bambini normali la moto si monta solo nei videogiochi. Marco, scuola romagnola come tanti grandi piloti italiani, diventa a 12 anni campione italiano di minimoto, a 15 sta già correndo nella 125 per la Aprilia. Il debutto nella classe regina arriva nel 2010, a 23 anni. Il Sic riuscirà a correre solamente due campionati prima dell’incidente mortale. Un secondo posto rimarrà il piazzamento migliore di una carriera che dopo diciassette anni in sella stava appena cominciando.
La sua fidanzata, Kate Fretti, insieme ai familiari del pilota, hanno aperto, a 4 chilometri da Riccione il 20 dicembre 2013, Casa Marco Simoncelli, una fondazione benefica senza scopo di lucro. L’obiettivo principale è quello di aiutare le famiglie con a carico figli disabili. La struttura si trova a Sant’Andrea in Besanigo, molto vicino a dove Marco è cresciuto. E si compone di volontari e servizi volti a migliorare la condizione dei propri ospiti, fra cui piscine e campi attrezzati per praticare sport.
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