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Il colosso chiude i battenti: lavoratori in ansia, futuro da ridisegnare

La crisi del settore dell’automotive continua a fare vittime. Questi lavoratori sono in una pessima situazione, ecco per chi lavoravano.
Da qualche anno, e potremmo collocare al periodo del Coronavirus l’inizio di questa situazione, il settore dell’Automotive mondiale ha accusato qualche duro colpo. Molti marchi famosi come Volkswagen, Ford e Stellantis hanno dovuto prendere in esame l’opzione di fare dei tagli o hanno visto calare il loro fatturato.
Perfino in Cina dove c’è questo “mito” dei grandi marchi che fatturano miliardi vendendo auto a prezzi bassissimi, i dati non sono incoraggianti: ben 24 marchi cinesi hanno chiuso i battenti lo scorso anno. Il fatto che non operassero in Europa e che fossero meno noti non rende il destino dei loro lavoratori rimasti senza un posto meno amaro, ovviamente.
Quando i marchi produttori di auto “vanno gambe all’aria” anche i fornitori di componenti e accessori non se la passano meglio. L’anno scorso abbiamo visto un paese solido come la Germania affrontare una crisi in questo senso. Se è per questo, i grandi rivali di sempre francesi non se la passano poi tanto meglio…
Il colosso chiude e manda tutti a casa
Michelin è un nome famosissimo nel mondo degli pneumatici, sopratutto per la sua mascotte ossia il simpatico pupazzo gigante fatto di copertoni con la faccia sorridente. Ma per il colosso francese attivo dal 1889 c’è davvero poco da ridere, in queste ore. La società ha preso una decisione di una gravità sconcertante.
Lo stabilimento in Messico a Querétaro chiuderà infatti i battenti entro la fine del 2025 poiché, stando alle dichiarazioni dei portavoce dell’azienda, non rispecchia più una soluzione abbastanza moderna per adattarsi al mercato odierno dove servono pneumatici di un certo tipo. Principale motivo dietro questa decisione, la diffusione di SUV che richiedono gomme diverse e più resistenti.
E per i 480 dipendenti che ora si troveranno senza un posto di lavoro? La compagnia ha assicurato che non lascerà nessuno indietro. Sono previste forme di assistenzialismo ma soprattutto è viva l’ipotesi di un ricollocamento nell’impianto di Leon sempre su territorio messicano. Finché tutti non saranno stati sistemati, però, l’ansia di sindacati e famiglie dei lavoratori per cosa accadrà ora rimane palpabile…
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