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Guerra Iran-Israele, aumenteranno davvero bollette e benzina? Scenario spaventoso

Il recente intensificarsi del conflitto sta generando preoccupazioni non solo sul piano geopolitico ma anche in termini economici.
Il recente intensificarsi del conflitto tra Israele e Iran sta generando preoccupazioni non solo sul piano geopolitico ma anche in termini economici, specialmente riguardo ai prezzi dell’energia in Italia. L’attenzione è concentrata in particolare sull’impatto che questa guerra potrà avere sul costo della benzina e delle bollette energetiche domestiche, in un contesto già segnato da instabilità internazionale e tensioni nei mercati energetici globali.
Il contesto geopolitico e il rischio per i mercati energetici
Lo scontro tra Israele e Iran, iniziato con attacchi mirati alle infrastrutture nucleari iraniane e seguito da raid missilistici reciproci, interessa un’area strategica dal punto di vista dell’energia mondiale. L’Iran è infatti uno dei maggiori produttori ed esportatori di idrocarburi a livello globale. Come spiega Davide Tabarelli, economista e presidente di Nomisma Energia, questa regione concentra una parte significativa dei giacimenti di petrolio e gas naturale più facilmente estraibili, con costi contenuti rispetto ad altre aree del mondo.
«La regione del Medio Oriente, e in particolare il Golfo Persico, è da decenni al centro dell’instabilità geopolitica proprio per il suo ruolo cruciale nell’approvvigionamento energetico mondiale», sottolinea Tabarelli. «La grande disponibilità di risorse energetiche si traduce in un grande potere economico e militare, che alimenta le tensioni storiche della zona.»

Un esempio emblematico del peso geopolitico di quest’area è lo stretto di Hormuz, attraverso cui transita oltre il 20% del commercio mondiale di petrolio e una quota significativa anche del gas naturale. Un eventuale blocco di questo passaggio da parte delle autorità iraniane avrebbe conseguenze economiche catastrofiche, con ripercussioni dirette sui prezzi dell’energia in Europa e in Italia.
L’Italia, come gran parte dell’Europa, dipende fortemente dalle importazioni di gas e petrolio, con un mercato del gas più frammentato e regionale rispetto a quello del petrolio che è invece globalizzato. Questo significa che tensioni nell’area mediorientale possono tradursi rapidamente in aumenti dei costi energetici, con effetti su bollette e carburanti.
Negli ultimi giorni, il prezzo del petrolio ha registrato un aumento contenuto, circa il 7% in un solo giorno, mentre il prezzo del gas è cresciuto del 4%. «Rispetto agli shock petroliferi degli anni ’70, la situazione è meno drammatica», precisa Tabarelli. «Il mercato si è abituato a tensioni e conflitti nella regione, e oggi è improbabile un vero blocco delle infrastrutture energetiche. Tuttavia, il rischio di aumenti di prezzo esiste e va monitorato con attenzione.»
Il prezzo del gas è particolarmente rilevante per l’Italia perché incide direttamente sul costo dell’elettricità. La crisi energetica degli ultimi anni, in particolare dopo il conflitto Russia-Ucraina, ha evidenziato la vulnerabilità europea alle oscillazioni del mercato del gas, con conseguenti aumenti delle bollette per i consumatori.
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